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Questo articolo è stato pubblicato il 12 luglio 2011 alle ore 09:57.
Non andare all'estero ma fare in modo in modo di avere, in Italia, il maggior numero possibile di clienti internazionali. È questa la scelta di una delle più importanti aziende italiane di riparazioni e refitting di grandi yacht a vela e motore, la genovese Amico & Co. La società, guidata da Alberto Amico, adotta una strategia del tutto diversa da quella dei grandi cantieri di riparazioni di unità da crociera e mercantili. Ma si tratta di una strategia in ogni caso efficace, visto che ha permesso all'azienda di diventare «la numero tre al mondo nel campo delle riparazioni di yacht – afferma l'imprenditore – dopo la spagnola Mb92 e la francese Compositeworks».
Il mercato, spiega Amico, «attraversa un momento difficile. Ma mentre il settore delle costruzioni navali sta vivendo una crisi epocale, per le riparazioni si tratta di una questione congiunturale. E per attrarre i clienti occorre puntare non solo sul cantiere ma anche sui servizi e la professionalità di agenti marittimi, provveditori, manager ed equipaggi. Noi, in particolare, siamo andati bene in questo periodo perché abbiamo guardato al mercato estero. Nel 2010 abbiamo raggiunto un fatturato di circa 22 milioni di euro, in crescita di oltre il 25% sul 2009 e il 2011 dovrebbe essere in linea con l'anno passato. Attualmente l'85% dei nostri ricavi provengono da clienti esteri». I competitor sono soprattutto Francia e Spagna ma anche Turchia, Malta, Grecia e Tunisia; Paesi, questi ultimi, «dove si fanno riparazioni low cost ma spesso anche – sottolinea Amico – low quality. Bisogna fare attenzione a non essere sopraffatti da queste realtà, in un momento in cui gli armatori sono assai attenti ai budget e molti cantieri di costruzioni stanno cercando di convertirsi al refit». Oltre allo storico stabilimento di Genova, dove si lavora su yacht da 20 a 120 metri, Amico ha inaugurato a maggio un sito all'interno della Marina di Loano, dove vengono riparate barche da 6 a 65 metri. «Non pensiamo ad andare all'estero: in Italia c'è un bagaglio di capacità e professionalità che è difficile reperire altrove».
R.d.F.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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