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Questo articolo è stato pubblicato il 26 luglio 2011 alle ore 12:00.

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Anton Francesco Albertoni, presidente Ucina (Imagoeconomica)Anton Francesco Albertoni, presidente Ucina (Imagoeconomica)

«Il mercato della nautica italiano è quello che sta soffrendo di più in Europa. E gli effetti del suo calo, registrato a partire dalla crisi economica mondiale del 2008, non potevano non arrivare ai porti». Così Anton Francesco Albertoni, presidente di Ucina, la Confindustria nautica, alla vigilia della presentazione ufficiale del 51° Salone nautico di Genova (che si terrà dall'1 al 9 ottobre), commenta la situazione di affanno che i porticcioli turistici stanno vivendo nell'estate 2011.

«Se nel primo trimestre del 2011 – prosegue – il fatturato dell'industria nautica è cresciuto del 3,9% rispetto al 2010, lo si deve al fatto che le aziende hanno puntato sull'export: ci siamo difesi aumentando le esportazioni. Chi offre servizi locali, come i porticcioli, non ha nulla da esportare. A questo bisogna aggiungere il fatto che il sistema di porti turistici ha sempre avuto un'offerta di spazi inferiore alla domanda. Il che ha creato la crescita dei prezzi, che sono più alti di quelli sulle coste francesi, spagnole e croate, e la scarsa ricerca di clienti esteri da parte delle società che gestiscono i marina».

Per migliorare il funzionamento dei porticcioli, prosegue Albertoni, «occorre creare un sistema di rete tra scali, di cui si parla da 50 anni ma non è mai stato fatto. Ora il ministero dell'Economia ha stanziato fondi (48 milioni, ndr) per agevolare i contratti di rete tra imprese. Credo che i marina dovrebbero scegliere questa strada, visto che esiste anche un contratto di rete per la nautica, messo a punto da Ucina e dalle associazioni industriali di diverse regioni e province».

Secondo Albertoni, comunque, «il sistema nautico italiano in generale è stato colpito duramente». In primis dalla crisi del 2008 e poi da una serie di situazioni nelle quali rientrano anche «i controlli della guardia di finanza sulle maxi barche a noleggio. Controlli che hanno tenuto lontane dall'Italia le grandi società di charter. Le verifiche potrebbero essere fatte anche fuori dal periodo estivo e con maggiore discrezione di quanto spesso avviene. Le norme per il noleggio degli yacht, poi, presentano ampie zone grigie sotto il profilo interpretativo. Noi le vogliamo eliminare e da un anno abbiamo chiesto all'Agenzia delle entrate una risposta, che ancora non è arrivata, in merito alle modalità con cui il proprietario di una barca utilizzata per il charter possa anche usare in prima persona quello stesso yacht». (R.d.F.)

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