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Questo articolo è stato pubblicato il 22 novembre 2013 alle ore 15:47.

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BUENOS AIRES/SANTIAGO – Spesso gli economisti mettono a confronto economie simili per evidenziare l'impatto di una particolare differenza. Un approccio di questo tipo fornisce un quadro efficace di come fattori specifici possano determinare o pregiudicare il successo di un paese.

Ad esempio, nonostante le radici storiche e culturali comuni, la Corea del Nord e la Corea del Sud rappresentano due realtà molto diverse. Il tenore di vita della popolazione settentrionale, infatti, è molto più basso a causa del regime comunista e di un’economia centralizzata, che contrastano nettamente con il governo democratico e il sistema capitalistico misto della parte meridionale.

L'esperienza della Germania dopo la Seconda guerra mondiale fornisce un altro esempio eloquente. All’epoca della caduta del muro di Berlino, appena due generazioni dopo la fine della guerra, il tenore di vita nella Germania dell’Est comunista era un quinto di quello nella Germania dell’Ovest capitalista.

Lo stesso approccio può essere utilizzato per capire perché, oggi, il Cile prospera, mentre la vicina Argentina annaspa.

Esaminiamo, innanzitutto, le somiglianze. Entrambi i paesi sono disposti lungo un asse Nord-Sud e caratterizzati da un territorio vario, lunghe linee di costa e un’agricoltura, un allevamento e una viticoltura piuttosto sviluppati; entrambi hanno ottenuto l'indipendenza dalla Spagna due secoli fa; entrambi hanno una popolazione perlopiù di origine europea; entrambi hanno alle spalle l’esperienza di un governo militare; ed entrambi hanno recentemente attraversato un periodo di forti turbolenze politiche, accompagnato da massicce proteste, talvolta anche violente.

Inoltre, Cile e Argentina sono democrazie che hanno visto alternarsi governi di destra e di sinistra. In Cile, un presidente può essere rieletto più volte, purché non consecutivamente. Pertanto, il presidente Sebastián Piñera – un centrista alla guida di una coalizione di centro-destra – non potrà ricandidarsi il prossimo anno, ma potrà farlo nel 2018.

Pur avendo fatto molto per rafforzare la performance macroeconomica del paese, la coalizione di governo del Cile – in particolare il ministro delle finanze Felipe Larraín – ha dovuto faticare per trovare un candidato forte alla presidenza; uno scandalo seguito a un’intensa battaglia interna per la successione ha costretto la coalizione di centro-destra a far correre un candidato di terza scelta. La leader dell'alleanza di centro-sinistra ed esponente del partito socialista Michelle Bachelet (predecessore di Piñera) si è facilmente aggiudicata il primo round e probabilmente sarà lei a vincere le elezioni il mese prossimo.

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