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Questo articolo è stato pubblicato il 20 giugno 2010 alle ore 19:14.

Monta lo scetticismo nei confronti dell'apertura della Cina agli Usa verso uno yuan più flessibile e l'attenzione si sposta ora sui mercati per valutarne la reazione e capire quanto la decisione possa avere ripercussioni reali sull'economia mondiale.
Sulla moneta cinese oggi è arrivata la nota congiunta della Banca centrale europea e dell'Eurogruppo, che si sono messi in scia alle dichiarazioni di ieri di Fmi e Stati Uniti nel dare il benvenuto ad uno yuan più flessibile.
«Tenendo conto del ruolo importante della Cina nell'economia globale, incoraggiamo - hanno spiegato Bce e il presidente dell'Eurogruppo, Jean-Claude Juncker - le autorità a permettere una maggiore flessibilità dello yuan come mezzo per promuovere una crescita bilanciata in Cina e nell'economia mondiale».
Le precisazionì della Banca Popolare Cinese hanno però smorzato gli entusiasmi: l'aggiustamento non sarà realizzato tutto in una sola volta, ma in maniera «graduale». Nessuna rivalutazione rapida di una moneta che gli occidentali giudicano sottovalutata per aiutare le esportazioni cinesi. Le autorità terranno sotto controllo «le fluttuazioni del tasso di cambio» e la «stabilità fondamentale» dello yuan dovrà essere mantenuta.
Il tema sarà dunque oggetto di confronto al G20. Toronto è ormai pronta a ospitare i leader e solo in Ontario, lo stato canadese che ospiterà il G8 e il G20, sono 20mila gli addetti mobilitati per assicurare la sicurezza dei big. L'agenda dei lavori si presenta fitta e non priva di ostacoli verso il raggiungimento di compromessi e accordi sui temi caldi: ripresa contro austerity, tassa sulle banche e, appunto, l'apertura della Cina.
Secondo gli osservatori, la Cina permetterà allo yuan di apprezzarsi 'simbolicamentè nei confronti del biglietto verde nei prossimi giorni, proprio in vista del G20 così da allentare la pressione internazionale. «Ma una volta che il G20 sarà chiuso e la Cina avrà evitato di essere etichettata come manipolatore di valute dagli Stati Uniti, lo yuan tornerà in un territorio "conosciuto" osserva il Wall Street Journal.
I tassi di cambio, yuan compreso, saranno probabilmente oggetto di discussione nel più ampio quadro - hanno spiegato le autorità canadesi - della ripresa economica e di come ogni paese può contribuire a rafforzarla. Una discussione - aggiungono - che non dovrà risolversi accusando qualcuno o qualcosa.
Per i Big dei 20 paesi più industrializzati al mondo la tassa sulle banche, secondo gli analisti, non sarà facile trovare un'intesa: da un lato diversi Paesi europei vogliono una tassa globale sulle banche e ipotizzano un'imposta sulle transazioni finanziarie. Brasile, Canada, Australia e anche Cina sono invece contrarie. Nella lettera inviata agli altri capi di Stato, il presidente americano Barack Obama ha invitato al raggiungimento di un accordo di principio su far contribuire le banche al pagamento dei danni creati.
Gli osservatori ritengono che l'ipotesi di una tassa globale, nonostante le pressioni, sarà seppellita mentre un accordo potrebbe essere raggiunto su un principio generale di contribuzione, lasciando a ogni paese la libertà di applicarlo o meno nei modi che ritiene migliori nell'ambito di una cornice internazionale.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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