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Questo articolo è stato pubblicato il 26 giugno 2010 alle ore 08:10.

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La crisi internazionale chiama, le società pubbliche rispondono. La Sace, società attiva nell'assicurazione all'export posseduta al 100% dal Ministero dell'Economia, ha deciso di concedere al suo unico azionista il dividendo più elevato degli ultimi anni: il 92,4% degli utili andrà infatti al Tesoro. Si tratta di 363 milioni di euro che entreranno nelle casse dello stato, più del doppio degli ultimi due anni. Soldi che, come stabilito da un recente decreto, serviranno per ridurre il debito statale, al pari di quelli delle altre società pubbliche o a partecipazione pubblica. Insomma: in un momento di bufera in cui gli investitori tengono d'occhio i conti degli stati, anche i dividendi fanno la loro parte. E chi può, come la Sace, li aumenta al massimo. Il tutto nel giorno in cui viene nominato il nuovo consiglio di amministrazione.
Contributo allo stato
Certo che 363 milioni sono una goccia rispetto al debito pubblico italiano di oltre 1.700 miliardi di euro. Ma gli impegni internazionali e la bufera finanziaria impongono di attingere a tutte le riserve possibili. La Sace è una di queste. Ecco perché ha più che raddoppiato il dividendo: se negli ultimi due anni aveva distribuito al Tesoro solo il 40% degli utili (rimanendo nella media delle società assicurative), quest'anno ha dato al suo azionista praticamente il massimo possibile. Record (in rapporto agli utili), da almeno il 2005.
E questo, messo insieme ai dividendi delle altre 31 società pubbliche o a partecipazione pubblica, aiuta in un momento in cui i riflettori dei mercati sono puntati sui debiti. La Cassa depositi e prestiti, per esempio, ha staccato un "assegno" da 300 milioni per i suoi azionisti (il Tesoro ha il 70%). L'Enel, pur mantenendo invariato il pay-out al 60% degli utili, ha versato al Tesoro direttamente e indirettamente 730 milioni di euro. E così via, per 31 società. Tutti i loro dividendi, che negli ultimi anni si sono aggirati intorno ai 2,5 miliardi, andranno a ridurre i debiti statali. Come chiesto, in un certo senso, dai mercati.
Il nuovo consiglio
Ma per la Sace ieri è stato anche il giorno della nomina del nuovo consiglio di amministrazione. E anche qui c'è stata una cura dimagrante: come richiesto alle società pubbliche, è stato ridotto il numero di componenti del cda da sette a cinque. Oltre all'attuale presidente Giovanni Castellaneta e all'amministratore delegato Alessandro Castellano (che sarà confermato nella sua carica alla prima riunione del nuovo cda), fanno ingresso nella stanza dei bottoni tre nuovi consiglieri. Innanzitutto entra Carlo Monticelli, attualmente capo della direzione dei rapporti finanziari internazionali al ministero dell'Economia. Poi arriva Gianmaria Sparma, attualmente dirigente del dipartimento pesca della Regione Sicilia ma in passato capo della segreteria tecnica del sottosegretario Adolfo Urso. E infine diventa consigliere della Sace Ludovico Maria Gilberti, ex vicesindaco (leghista) di Monza e in passato anche tra i fondatori del quotidiano «La Padania». La Lega, insomma, "conquista" anche la Sace.
Ma guardando oltre le nomine di ieri, la Sace ha di fronte sfide sempre più complesse per sostenere le imprese italiane al'estero. In uno scenario in cui la Cina troneggia, e in cui la "Sace" cinese diventa la terza società di assicurazione all'export mondiale, la sfida è di quelle impegnative.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

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