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Questo articolo è stato pubblicato il 24 agosto 2010 alle ore 14:56.

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La corsa del superyen non si ferma. La divisa giapponese è volata oggi ai massimi da 15 anni sul dollaro e da nove anni sull'euro, a fronte del crescente deterioramento delle prospettive di crescita dell'economia mondiale che spinge gli investitori a rifugiarsi nelle attività ritenute più sicure. E lo yen appartiene a questa categoria, come il franco svizzero, il dollaro, ma anche il Bund tedesco.

Il biglietto verde è sceso fino a 84,12 yen, minimo dal 18 giugno 1995, ma ha guadagnato terreno sull'euro che è tornato sui livelli di sei settimane fa, a 1,26 dollari. L'euro è sceso inoltre fino a 106,14 yen, livello che non toccava da novembre 2001. Sul finale delle contrattazioni in Europa rimbalzo per l'euro tornato oltre 106 yen, mentre il dollaro/yen è rimasto ai livelli del 1995 a quota 84.

L'ascesa dello yen non ha trovato ostacoli, nonostante le preoccupazione degli esportatori giapponesi e il calo dei loro titoli sul listino giapponese (Nikkei -1,3% sotto quota 9000 ai minimi da 15 mesi). Il presidente della Borsa di Tokyo ha sollecitato il governo giapponese ad agire per mandare un messaggio forte ai mercati. «Personalmente - ha detto Atsushi Saito, presidente della Borsa di Tokyo in una conferenza stampa - non amo l'idea di interventi diretti sul mercato dei cambi, ma il governo deve agire per fermare il nervosismo attuale. È importante che il governo veicoli l'impressione che ha i mezzi per intervenire in caso di necessità». Ha aggiunto che la direzione della moneta non deve essere determinata unicamente dalle forze di mercato.

Ma il ministro delle Finanze giapponese, Yoshihiro Noda, non ha voluto commentare nè interventi sulla moneta nipponica nè il minimo da 15 mesi raggiunto oggi dalla borsa di Tokyo. Si è limitato a dire che il governo guarda «con molta attenzione alla situazione del mercato dei cambi e che i rapporti dollaro/yen e euro/yen sembrano asimmetrici». Molto preoccupato invece il leader delle federazione dei sindacati dei lavoratori giapponesi che ha esortato il governo a richiedere a G7 un'azione concertata per stabilizzare il mercato dei cambi. L'ultimo intervento ufficiale risale al 2004.

Il movimento dello yen si è intensificato negli ultimi giorni mentre si sono moltiplicati i segnali di una possibile ricaduta in recessione nella seconda metà dell'anno. Moody's, inoltre, ha rispolverato i rischi del debito sovrano della zona euro, avvertendo che potrebbe abbassare il rating della Spagna, il prossimo mese. Dal Regno Unito è arrivato l'allarme sul rischio di ricaduta nella recessione dal consigliere della Banca d'Inghilterra, Martin Weale. A peggiorare l'umore contribuiscono le aspettative di un crollo del 13% delle vendite di case negli Stati Uniti a luglio (-5,1% a giugno).

Solo la Germania ha inviato una nota positiva confermando il balzo del 2,2% del Pil nel secondo trimestre, ma ci sono dubbi sul secondo semestre e si prevede un deciso rallentamento. La Bce ha già avvertito che i tassi non si toccano e la politica monetaria non cambia fino al 2011 proprio a causa della fraglità della ripresa mondiale.

Gli investitori corrono ai ripari. Oltre che sullo yen e sul dollaro, gli investitori alla ricerca di beni sicuri stanno puntando anche sui Bund tedeschi, come mostra la forte domanda e la cosante flessione dei rendimenti decennali (2,24%) e trentennali (2,86%) che hanno segnato oggi nuovi minimi storici. Per contro sono tornati a soffrire i titoli di paesi europei periferici con un netto allargamento del premio rispetto al Bund tedesco. Tornano quindi a soffrire la Grecia (a 867 centesimi, appena cento in meno rispetto al record di maggio), l'Irlanda (con uno spread di 305 punti base), il Portogallo (a 304) la Spagna (a quota 178) e l'Italia (a 153).

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