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Questo articolo è stato pubblicato il 14 settembre 2010 alle ore 08:02.
LUGANO
«Dove risiedo? Può scrivere su un aeroplano», dice Mark Mobius sorridendo. Mobius è americano di New York, ma gira il mondo per lavoro in media più di 200 giorni l'anno, un viaggio quasi permanente. Il suo cognome lascia indovinare le origini tedesche della famiglia. Ma lui è conosciuto da molto tempo nel mondo della finanza come l'uomo dei mercati emergenti, come uno dei manager dei fondi di investimento che più ha puntato sui paesi in via di sviluppo. Viaggia per andare a scoprire di persona i paesi e le imprese che hanno maggiori potenzialità di crescita nelle differenti fasi.
Mobius è presidente di Templeton Emerging Markets Group, che fa parte della Franklin Templeton Investments. A Lugano per una presentazione, Mobius parla del suo terreno preferito di investimenti, ma anche più in generale delle prospettive dei mercato borsistici e valutari. Mobius ora indica non più solo i mercati emergenti, ma anche i «mercati di frontiera».
«All'interno della ormai ampia sfera dei mercati emergenti - spiega - convivono realtà anche molto diverse tra loro. Il cosiddetto Bric, ad esempio, comprende Brasile, Russia, India, Cina, grandi paesi che ormai da tempo sono incamminati come si è visto, sulla via dello sviluppo. Questi paesi restano certamente interessanti per gli investimenti, ma ce ne sono altri di non così grandi dimensioni, che non sono allo stesso stadio di sviluppo e che stanno cominciando ad aprirsi. Le faccio degli esempi: Vietnam, Qatar, Kenya, Romania, Ucraina, Nigeria. Questo tipo di paesi oggi sono mercati di frontiera e offrono opportunità».
Sono paesi con caratteristiche diverse tra loro e che comunque presentano anche un certo grado di rischio. Il piccolo investitore, che magari opera attraverso fondi, deve ancor più del grande avere strumenti di difesa.. Quali? «Anzitutto – risponde Mobius - bisogna dire che occorre sempre agire all'interno di un'ottica di investimenti bilanciati tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. Poi, il nostro discorso non si limita alla segnalazione del mercato di frontiera che ha potenzialità di forte crescita, guardiamo anche settore per settore all'interno dei singoli paesi, cerchiamo di trovare e segnalare le le imprese più promettenti nell'industria come nei servizi o nel bancario o nel finanziario. Tutto questo serve a limitare i rischi, a rendere vantaggioso l'investimento. Resta il fatto che la parola chiave è "crescita", se non si trova questa, è difficile investire bene».
Com Mobius non si può però non parlare anche, più in generale, di borse mondiali. C'è stata una fase di recupero dopo i minimi toccati durante la crisi finanziaria, ora però c'è molta volatilità e non si capisce bene quale sia la direzione di marcia. «Ci sono due grandi forze – afferma - che si confrontano sui mercati. Da una parte c'è una enorme liquidità, fornita anche dai governi attraverso le loro politiche anti crisi. Ora alcuni governi cominciano ad aver paura che tutto questo danaro provochi inflazione e quindi un po' frenano, ma la liquidità resta molto alta. Dall'altra parte ci sono società, anche di grandi dimensioni, che in vari paesi offrono le loro azioni sul mercato e quindi prendono danaro dal mercato stesso. Occorre trovare un equilibrio sul piano della liquidità, ma ciò richiede tempo e per un po' resterà incertezza sui mercati. Nel frattempo, bisogna selezionare molto bene i titoli in cui si vuole investire».
E poi ci sono i mercati valutari, in cui sembra che euro e dollaro siano entrambi in difficoltà. «In effetti – dice Mobius - dollaro ed euro sono tutti e due nei guai e credo che resteranno a livelli abbastanza bassi per un certo periodo. Il punto chiave per l'euro è chiaramente quello del rischio di crisi dei conti pubblici in alcuni paesi europei, quindi del default di debiti sovrani. Penso che molto si giocherà sulla Grecia. Se da Atene verranno segnali chiari di risanamento progressivo dei conti e di superamento della crisi, allora l'euro potrà gradualmente risalire».
Nel frattempo, sono a livelli molti alti i tradizionali beni rifugio. Continuerà l'ascesa di questi? «Il clima di incertezza – risponde Mobius - favorisce la corsa ai beni rifugio e tra questi naturalmente vi sono sia l'oro che il franco svizzero. Penso che una parte degli investitori continuerà ancora per un po' a orientarsi verso questi beni. Ritengo che sino alla fine dell'anno le quotazioni di oro e franco rimarranno elevate».
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