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Questo articolo è stato pubblicato il 17 settembre 2010 alle ore 08:01.
«La nuova regolamentazione ha un importanza fondamentale, cambierà la struttura dei mercati finanziari europei». Alberto Giovannini, Ceo di Unifortune Asset Management, non usa mezzi termini nel commentare la proposta di regolamento sulle negoziazioni fuori mercato (over the counter, Otc), presentata mercoledì dalla commissione europea. Giovannini ha guidato un gruppo di esperti della commissione europea (il cosiddetto "giovannini group") che ha a lungo studiato le inefficienze dei mercati continentali, soprattutto dei sistemi di regolamento e compensazione. Ed è dunque nella migliore condizione per apprezzare i cambiamenti che sono stati proposti.
«Oggi - spiega – il rischio di controparte nelle transazioni Otc rimane nel libro delle banche. Al di là dell'opacità che caratterizza gli scambi, c'è un intrinseco rischio sistemico che va tenuto presente e che si è manifestato nella recente crisi finanziaria. Il default di una banca può mettere a rischio l'esecuzione delle obbligazioni assunte con le transazioni Otc e quindi propagarsi alle sue controparti, ad altre entità. La nuova regolamentazione isola il rischio di controparte del mercato Otc lo colloca all'esterno dei libri delle banche e lo gestisce all'interno di organizzazioni disegnate per questa funzione».
La nuova normativa - sottolinea – ha anche un'altra finalità, quella di «realizzare una concentrazione di dati su tutte le transazioni Otc, non soltanto quelle che prenderanno la strada di una controparte centrale. Le informazioni saranno rese disponibili alle autorità di vigilanza le quali potranno così esercitare un efficace monitoraggio del mercato. Ciò che attualmente non possono svolgere per mancanza di dati».
Il futuro regolamento disegna una struttura aperta, non definita a priori. Ad esempio spetterà a successive decisioni degli operatori o dell'Esma - la futura authority dei mercati europei - stabilire quali classi di derivati saranno veicolati verso una controparte centrale. Il grosso degli attuali scambi prenderà quella via? «Direi di sì anche se, ovviamente, si possono formulare per il momento soltanto alcune ipotesi. Tenga presente che le transazioni fuori mercato nascono per soddisfare specifici bisogni della clientela delle banche. Se hanno successo le operazioni ed i relativi contratti vengono con il tempo standardizzati e divengono cosi idonei (eligible) a un un sistema di controparti centrali come quello che oggi viene proposto».
Il futuro regolamento europeo non prende posizione neppure sull'architettura di mercato delle future controparti centrali. Si rafforzeranno le attuali strutture esistenti nei singoli paesi - tra cui la Cassa di Compensazione e Garanzia della Borsa Italiana – oppure si assisterà alla nascita di pochi grandi organismi su base continentale? «È difficile immaginare che forma prenderà il mercato - risponde Giovannini - gli attuali organismi sono nati storicamente al servizio delle esigenze delle singole piazze finanziarie e non vi sono segnali univoci sul modo con il quale avverrà un processo di consolidamento. Dobbiamo ricordare che la riforma del post trading, che avrebbe portato ad un consolidamento orizzontale tra le controparti centrali, si è di fatto arenata per mancanza di iniziativa del precedente commissario Charlie McCreevy».
La dimensione degli operatori non sarà influenzata anche dalla dimensione dei rischi che le controparti dovranno coprire con il sistema dei margini? Concentrando le esposizioni non aumenterà anche il rischio sistemico in caso di default di un organismo? «L'attività di controparte centrale, di per sè, rappresenta un basso rischio da gestire. Certamente un default avrebbe un effetto rovinoso e pertanto è fondamentale il modo con cui verrà gestita l'attività di risk management e l'efficienza dei meccanismi di supervisione». C'è chi ritiene che standardizzare e sottoporre a controparti centrali gli scambi fuori mercato li renderà più economici. È così? «Dipende. Il processo di concentrazione, indubbiamente, potrebbe avere quell'effetto. D'altra parte la nuova regolamentazione avrà la conseguenza di permettere una migliore misura dei rischi che nel recente passato sono stati spesso sottotarati dagli intermediari creditizi alla ricerca di maggiori volumi e di profitti a breve termine»
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