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Questo articolo è stato pubblicato il 23 novembre 2010 alle ore 09:13.

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«L'era dei bond è al capolinea» (Imagoeconomica)«L'era dei bond è al capolinea» (Imagoeconomica)

Una lunga presentazione, con ricchi grafici. Tante argomentazioni. Ma un solo messaggio: l'era del mercato obbligazionario è finita. Chi vuole guardare al futuro, deve comprare azioni. Paolo Basilico, numero uno del fondo Kairos, ne è convinto: «È il momento di mutare i portafogli degli investitori: ridurre i bond e comprare azioni». Il messaggio, lanciato a una folta platea di gestori pochi giorni fa durante il convegno annuale di Kairos dedicato agli investimenti del 2011, arriva con almeno dieci motivazioni. Ma una su tutte rende bene l'idea: «Dagli anni '70 il mercato obbligazionario ha regalato ritorni sempre in aumento, sfruttando un lungo periodo di inflazione e di tassi in ribasso – sostiene Basilico –. Oggi i ritorni dei bond sono uguali a quelli delle azioni». E difficilmente, si potrebbe aggiungere, per altri 30 anni inflazione e tassi potrebbero continuare a scendere.

Ma i dati mostrati da Basilico spiegano meglio il concetto. Uno: per la prima volta dagli anni 60 le obbligazioni offrono un rendimento uguale a quello delle azioni. Morale: «Da decenni non era mai stato così conveniente investire in azioni e non in bond», spiega Basilico. Due: il dividend yield ratio ha superato i picchi del 74 e del 79. Già allora, in quei due casi, il mercato azionario rimbalzò di oltre il 30%. Questa volta, lascia intendere Basilico, la storia potrebbe ripetersi. Tre: l'earning yield ratio (cioè il rapporto tra i guadagni aziendali e la loro capitalizzazione) è in forte aumento ed è tornato sui livelli degli anni 50. Questo vuol dire che il mercato azionario non era mai stato così "economico": cioè che la valorizzazione di borsa non aveva mai sottostimato così tanto gli utili aziendali. Quattro: le aziende hanno molta liquidità in cassa. «Negli Usa siamo al record – osserva Basilico – e presto questa disponibilità tenderà a essere investita».

Insomma: «Il mercato si è spinto troppo in avanti». Il motivo è legato ai flussi d'investimento, accentuati con la crisi finanziaria. Dal 2008 gli investitori hanno infatti comprato bond sulla scommessa che i tassi sarebbero scesi ai minimi termini e per timore della crisi. Dal gennaio 2007 sul mercato obbligazionario sono affluiti quasi 800 miliardi di dollari, sull'azionario ne sono usciti un centinaio. «Oggi gli investitori istituzionali hanno in portafoglio un terzo delle azioni che avevano nel 2000: restando così faranno fatica a pagare i rendimenti ai clienti». I bond non offrono più molto. La loro stagione è giunta al tramonto. Parola di Kairos. (My.L.)

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