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Questo articolo è stato pubblicato il 03 dicembre 2010 alle ore 18:39.
Gordon Gekko e quel denaro borsistico che non muore mai. Liza Minnelli e la martellante "Money, money, money". Che noia, tutto questa corsa ai soldi. Le lotterie, gli yuppy appariscenti e i risparmiatori indefessi, che ce ne sia troppo o troppo poco in giro, parlare di e mostrare banconote non è mai elegante. "Habere, non haberi", ammoniva D'Annunzio in vestaglia di seta dal Vittoriale, da dove mandava regali agli amici dicendo «non posseggo che quel che dono».
Chi crede che «pecunia olet» considera il denaro una necessaria incombenza, un po' come faceva George Simmel che nel paradigmatico anno 1900 in "Filosofia del denaro", scrisse che lo scambio monetario ci stava condannando alla gelida "oggettivizzazione". Un pericolo che può essere anche un ottimo motivo per evitare le file in banca, i conti correnti e anche quelle chiavette con i pin che cambiano ogni tre secondi e che si perdono in continuazione.
Che non si veda e non se ne parli, proprio come fosse un nemico o una disgrazia: un atteggiamento che ha i suoi maestri, come l'Avvocato Agnelli e Bob Kennedy, e che insegna a fare in modo che a una cena non arrivi mai il piattino finale, quello con il conto, e che in ogni acquisto i carteggi diventino mero argomento di conversazione sulla necessità di smetterla di trasformare gli alberi in cellulosa.
Ricordare i Pink Floyd quando in "Money" scherniscono quella voglia di «una nuova macchina, caviale, quattro stelle per sogni ad occhi aperti», Majakovski che scrive «l'anima disprezza i soldi, un ladro insaziabile s'annida in essa» e persino Mary Quant per cui «avere denaro è come essere bionde. E' divertente, ma non è vitale».
Oppure Baudelaire che scrisse «il dandy non aspira al denaro come a una cosa essenziale; un credito indefinito gli potrebbe bastare: egli abbandona questa grossolana passione agli uomini comuni». Appunto: passò tutta la vita a firmare cambiali per sopravvivere.
Per essere distaccati dal denaro, però, basta in sostanza essere lievi con esso. Sapere che la sua ostentazione non serve, né per sentirsi felici né per conquistare una donna. Se ne rese conto anche il grande Jay Gatsby, che si era arricchito forsennatamente eppure non era riuscito ad avere indietro l'amore di Daisy, comprata a sua volta dal marito con una collana da seimila dollari. Vanità di vanità, lo dice pure la Bibbia. Tanto vale fare a meno dell'estratto conto.
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