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Questo articolo è stato pubblicato il 22 gennaio 2011 alle ore 08:18.

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Mirafiori resterà al 100% FiatMirafiori resterà al 100% Fiat

Niente joint venture tra Fiat e Chrysler a Mirafiori: lo stabilimento torinese resterà Fiat al 100%, anche se produrrà come previsto vetture per la consociata americana. La notizia arriva dallo stesso Sergio Marchionne, amministratore delegato di entrambe le aziende; in una conferenza stampa a Detroit con la stampa specializzata straniera, alla domanda «quanto è significativo il fatto che Mirafiori diventerà uno stabilimento Fiat-Chrysler?» ha risposto che «Mirafiori non è proprio uno stabilimento Fiat-Chrysler: è uno stabilimento Fiat che lavorerà sia per Fiat sia per Chrysler; ma la proprietà della fabbrica rimarrà a Fiat».

A Mirafiori verranno prodotte 250-280mila auto l'anno. Ecco i modelli previsti (di Mario Cianflone e Corrado Canali)

La newco "Fabbrica Italia Mirafiori", che assumerà i dipendenti dello stabilimento e investirà 1 miliardo di euro in vista delle future produzioni di Suv Alfa Romeo e Jeep, dovrebbe dunque essere interamente Fiat, così come quella creata a Pomigliano. Il piano annunciato lo scorso 26 novembre prevedeva «la creazione di una joint venture tra Chrysler e Fiat per portare a Torino una nuova piattaforma dagli Stati Uniti»; nella presentazione ai sindacati Marchionne aveva citato indirettamente la Sevel, la joint venture 50-50 che Fiat ha con Peugeot per produrre veicoli commerciali nello stabilimento di Val di Sangro: «Sarebbe la prima volta – aveva detto di Mirafiori – che uno stabilimento Fiat in Italia produce automobili per un'azienda straniera. Finora l'unica joint venture di questo genere riguardava i veicoli commerciali».

L'investimento americano a Mirafiori potrebbe prendere una forma indiretta. La joint venture potrebbe allora essere semplicemente una scatola che acquista le vetture prodotte a Mirafiori e le smista ai due partner. Uno degli schemi possibili è quello che la stessa Fiat ha adottato qualche anno fa con la Ford per la produzione della Ka in Polonia (basata sulla stessa piattaforma della Fiat 500): lo stabilimento Fiat di Tychy sforna le vetture per l'azienda americana, che le paga a prezzo prefissato e si impegna a rilevarne un certo numero; in più, Ford ha anche condiviso una parte dell'investimento. Il fatto che Chrysler non investirà direttamente a Mirafiori non comporterà dunque necessariamente un aggravio finanziario per Torino.

Un meccanismo del genere, chiamato contract manufacturing, è quello che dovrebbe essere adottato per le Lancia e Fiat prodotte in America e destinate al mercato europeo: non ci sarà alcuna joint venture per produrle. La strategia spiegata da Marchionne a Detroit è quella che il manager intende adottare in generale per la gestione dei rapporti fra i due partner: «Credo sia più che probabile che la maggior parte degli impianti sia di Chrysler che di Fiat – ha detto il numero uno del Lingotto – produca in futuro auto per entrambe. Ma la proprietà fisica e legale degli impianti rimarrà separata».

Un altro fattore che sconsiglia l'ipotesi della joint venture produttiva è la situazione specifica di Mirafiori: a fianco alla produzione di Suv per i due partner resterà infatti, solo per il gruppo italiano, quella dell'Alfa Romeo Mito a tre porte e della sua futura versione a cinque porte; quest'ultima era inizialmente prevista anche per gli Usa con il marchio Alfa, ma Marchionne sembra aver intenzione di non spedirla più Oltreoceano. Un ultimo fattore di complessità è il trattamento delle Jeep prodotte a Mirafiori: quelle destinate all'Europa potrebbero finire direttamente nel conto economico dell'azienda italiana, con pagamento di una royalty al gruppo Usa – l'inverso di quello che dovrebbe accadere per le 500 "americane". Tutti dettagli che la squadra di Marchionne dovrà definire nei prossimi mesi.

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