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Questo articolo è stato pubblicato il 27 gennaio 2011 alle ore 22:24.

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La Saras della famiglia Moratti sta esaminando la possibilità di un'alleanza con Gazprom. Il colosso energetico russo, che fonda il suo impero sul gas, punta ora anche sul petrolio e, guardandosi intorno, in Russia ma anche al di fuori dei confini nazionali, non esclude di mettere piede nella raffinazione italiana, puntando a una collaborazione industriale Saras. La divisione petrolifera del gruppo, Gazprom Neft, sta infatti prendendo in considerazione l'acquisto di quattro o cinque raffinerie in Europa, in particolare in Gran Bretagna, Germania, Francia e Italia. La società dei Moratti, secondo un manager dei russi, Igor Barsukov, capo dell'unità per lo sviluppo raffineria e petrolchimica, a Dubai per il World Energy Forum,«è nella lista» delle ipotesi allo studio.

L'annuncio è immediatamente rimbalzato a Piazza Affari, dove il titolo Saras ha preso la rincorsa mettendo a segno un'impennata del 10%. Rally che ne ha causato anche la momentanea sospensione per eccesso di rialzo. Riammesso alle contrattazioni il titolo ha poi chiuso con un aumento del 7,95% a 1,83 euro. A raffreddare gli scenari di un'alleanza azionaria sono arrivate le dichiarazioni dei due gruppi. Prima la società guidata da Gian Marco e Massimo Moratti ha confermato solo «contatti preliminari per la valutazione di forme di collaborazione industriale». Poi Gazprom Neft ha affermato di non puntare a rilevare una quota di Saras ma solo di avere in corso trattative sulla fornitura di petrolio.

Con l'acquisto di asset - se non in Italia, almeno in Europa -, Gazprom entrerebbe a gamba tesa in un settore che vive nel Vecchio Continente un momento di particolare difficoltà, dovuta non solo alla crisi economica, ma anche alla concorrenza sempre più agguerrita e dirompente dei Paesi asiatici. Navi provenienti dall'Estremo Oriente, ha denunciato più volte l'Unione petrolifera, circolano infatti già per il Mediterraneo cariche di prodotti raffinati a minor prezzo, grazie all'assenza di obblighi e vincoli ambientali e al basso costo della manodopera locale.

In questo contesto, caratterizzato da margini di raffinazione estremamente bassi, Saras, presente in Sardegna con la raffineria di Sarroch (15 milioni di tonnellate lavorate all'anno, 300 mila barili al giorno, pari a circa il 15% della capacità di raffinazione italiana), ha chiuso i primi nove mesi del 2010 con un utile netto di 0,8 milioni di euro, in picchiata rispetto al 2009. (Ansa)

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