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Questo articolo è stato pubblicato il 31 gennaio 2011 alle ore 08:55.

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In arrivo nell'Eurozona 100 miliardi di titoli di statoIn arrivo nell'Eurozona 100 miliardi di titoli di stato

Undici paesi emetteranno nell'eurozona 100 miliardi circa di titoli di Stato il prossimo mese, di cui un'ottantina con durate a medio-lungo termine. Le aste italiane saranno tra tutte le più pesanti, seguite da quelle di Francia e Germania: il Tesoro italiano sarà l'unico grande debitore a iniettare liquidità nel sistema con rimborsi di bond (BoT esclusi) in scadenza e pagamenti di cedole per circa 30 miliardi.

I primi mesi dell'anno sono tradizionalmente liquidi, perchè gli investitori istituzionali riaprono i portafogli avviando nuove strategie, e per questo sono anche carichi di aste: i debitori tendono ad anticipare la raccolta, trarre vantaggio dall'elevata liquidità, mettendo quanto più possibile il fieno in cascina. Così anche il prossimo mese, in linea con gennaio, il mercato primario sarà molto attivo: è previsto il debutto di nuovi BTp, di un nuovo quinquennale portoghese. E non è escluso che il veicolo Efsf possa decidere di collocare il suo primo bond a dieci anni, dopo il successo del quinquennale.
Questo febbraio, in particolar modo, potrebbe offrire agli stati dell'eurozona periferica e semi-core una finestra di opportunità per spuntare tassi moderati. Nelle ultime settimane il premio a rischio si è ridotto e gli spread contro i titobi di stato tedeschi si è stretto notevolmente, pur continuando a oscillare: le condizioni sono migliorate, ma non è il caso di abbassare la guardia. Gli operatori sanno che il mercato nell'eurozona periferica (che ha già neutralizzato il debito sovrano di Grecia e Irlanda) può peggiorare molto rapidamente, soprattutto nel caso in cui le crisi in Portogallo e Spagna dovessero aggravarsi con qualche cattiva notizia inattesa.
Restano numerosi i focolai dell'incertezza. Il problema della ricapitalizzazione delle cajas spagnole non viene dato per risolto, nonostante l'annuncio recente di importanti – ma forse non sufficienti – interventi governativi. Il Portogallo continua a subire una forte crisi di liquidità (il rifinanziamento dei bond bancari e governativi in scadenza è aggravato dalla scarsa possibilità di collocare i titoli sul mercato domestico). Il prossimo mese quindi le aste spagnole e portoghesi saranno seguite con molto attenzione e manterranno alta la tensione.

Sul fronte dei paesi semi-core, le turbolenze politiche in Belgio (con debito/Pil in area 100%) non accennano a placarsi. La crisi politica in Italia è stata finora ignorata dal mercato e anzi nel pieno del "Rubygate" gli spread tra BTp e Bund si sono ridimensionati: ma, ammoniscono i traders, l'annuncio di elezioni anticipate, con il conseguente vuoto politico, e l'incertezza sugli esiti elettorali inevitabilmente si ripercuterebbero in segno negativo sul rischio-Italia e sul famoso spread.
Non da ultimo, un'escalation delle sanguinose rivolte nei paesi africani che si affacciano sul Mediterraneo, che per ora tocca Tunisia ed Egitto, potrebbe avere qualche ripercussione sui titoli di stato, alimentando la corsa verso la qualità e quindi nuovi acquisti concentrati sui bond tedeschi.
Intanto la curva dei rendimenti dell'euro si sta appiattendo, adattandosi a rinnovati timori di ripresa inflazionistica dovuti all'andamento della crescita. Si rafforzano le aspettative di stretta da parte della Banca centrale europea. I tassi a breve termine sono saliti ultimamente, anche a causa di incertezze sulla liquidità nel sistema che si è molto prosciugata. I tassi a lunga scadenza iniziano a incorporare l'eventualità di una ripresa della politica monetaria restrittiva: la curva dei rendimenti dei titoli di stato tedeschi ha registrato uno spostamento all'insù e su alcune scadenze-chiave Bund e Bobl si sono allontanati rapidamente dai minimi storici.
Tutatvia persino il rischio-Germania, e quello di altri stati "AAA" come Francia e Olanda, non è immune di questi tempi: le agenzie di rating continuano a lanciare messaggi di monito agli Stati Uniti, facendo intendere che neppure la "AAA" statunitense è al sicuro. E il declassamento del Giappone è stato un chiaro segnale di quanto siano importanti le politiche fiscali e la sostenibilità dei conti pubblici in scenari di bassa crescita. Il dibattito in corso in Europa sul rafforzamento del veicolo Efsf, infine, getta un'ombra lunga sul peso dei salvataggi sui paesi "core" e "semi-core", ipotizzando (e questa è l'abitudine prevalente oramai sul mercato) il peggiore degli scenari possibili: fino a quando i paesi dell'Unione monetaria europea non avranno deciso di dotarsi di un vero e proprio bilancio federale e di un debito europeo, qualsiasi veicolo emittente di bond posseduto dagli stati nazionali inevitabilmente avrà ricadute dirette sui conti pubblici e sui debiti dei singoli stati.

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