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Questo articolo è stato pubblicato il 04 febbraio 2011 alle ore 07:44.

Torna a galla la questione dei milioni di carte Sim prepagate della Tim intestate a clienti inconsapevoli o a nomi di fantasia. Già nel 2008 una ventina di procure avevano indagato sulla questione in seguito alle denunce di qualche centinaio di clienti. Ma ieri mattina verso le 11, su mandato della procura, una dozzina di agenti del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha perquisito gli uffici meneghini di Telecom Italia in Piazza Einaudi e Via Negri. Simultaneamente un'altra mezza dozzina di agenti dello stesso nucleo ha eseguito un ordine di perquisizione negli uffici di Deloitte Financial Advisory Services, la società di consulenza che ha redatto un rapporto sulle possibili conseguenze delle vicende giudiziarie che hanno riguardato la passata gestione del gruppo telefonico italiano.
Nelle pagine 107, 108 e 109 di questo rapporto, che era stato acquisito dai Pm poco prima di Natale, la Procura ha apparentemente notato delle "anomalie" che l'hanno spinta a ordinare le perquisizioni allo scopo di reperire eventuali prove documentali riguardanti sia l'attivazione di queste carte fittizie che la loro mancata cessazione dopo che la sospetta truffa era stata scoperta. Il decreto di perquisizione fa infatti apparentemente riferimento a quasi 2 milioni e mezzo di carte di cui sarebbe stata volutamente ritardata la cessazione attraverso operazioni di ricarica del valore di un singolo centesimo di euro effettuate direttamente da Telecom.
Le carte prepagate irregolari sarebbero state quasi 7 milioni, pari a circa il 20% del totale degli oltre 30 milioni di carte attivate tra il 2005 e il 2007. «I danni quantificati sono di circa 50 milioni di euro», dice a «Il Sole 24 Ore» una fonte che chiede l'anonimato.
Finora lo scenario ritenuto più probabile era che le attivazioni irregolari fossero da attribuire soprattutto alla forza vendita esterna, che ne avrebbe beneficiato con premi di produzione per un totale di una trentina di milioni. I sospetti non si sono invece focalizzati sui dipendenti o i manager di Telecom, perché i premi legati a quelle Sim card erano stati quasi insignificanti. E quindi costoro non avrebbero avuto alcun interesse a partecipare consapevolmente alla frode.
Ma almeno ipoteticamente c'è anche un altro scenario. E cioé che attivazioni e proroghe delle Sim card fossero attuate per contrastare nei numeri la crescita delle aziende concorrenti in Italia falsificando i dati di mercato. «Siamo più che sereni. Anche perché Telecom ha collaborato fin dall'inizio con gli inquirenti. In più abbiamo operato tutti i correttivi necessari affinché la cosa non si ripeta», dice un portavoce della società contattato da «Il Sole 24 Ore». Il rapporto Deloitte è frutto di una ricognizione sulle possibili conseguenze societarie delle vicende giudiziarie che hanno interessato il gruppo Telecom negli ultimi anni. Mandato commissionato dal management Telecom per valutare l'esperibilità di eventuali azioni di responsabilità, che il cda Telecom a dicembre aveva ritenuto «allo stato» di non dovere avviare.
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