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Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2011 alle ore 07:43.

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LONDRA. «Queste operazioni non sono mai casi unici, arrivano a ondate». Thomas Caldwell ceo di Caldwell Securities di Toronto quantomeno ci spera, specializzato com'è in titoli di stock exchange, di tutto il mondo. Ieri è stato il suo giorno e spera lo possa essere anche oggi quando i rumors dicono che potrebbe toccare a Cboe il listino di Chicago specializzato in stock option. Il titolo è schizzato del 12% nel mezzo di una giornata storica per le Borse sui due lati dell'Atlantico, spazzate da un tsunami di fusioni.

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Aveva cominciato il London stock Exchange Group, di cui è parte anche Borsa Italiana, con l'annunciato deal per combinarsi al Tmx canadese. Ha proseguito Deutsche Börse decisa a mettere le mani su Nyse-Euronext, pronta, peraltro, a sciogliersi in un'intesa capace di creare la più grande Borsa del mondo. Francoforte e New York confermano i colloqui avanzati e fanno sapere che uno scambio solo azionario con l'assegnazione del 60% del capitale al gruppo tedesco e il resto a quello euro-americano è in avanzata fase di trattativa. Cosa quasi fatta: il gruppo prossimo venturo avrà con una capitalizzazione da 24 miliardi di dollari, quartier generali a Francoforte e New York, una prospettiva di sinergie capaci di abbattere i costi di almeno 300 milioni di euro e ha già tracciato anche la struttura di vertice.

Duncan Niederauer ceo di Nyse-Euronext diverrebbe l'executive numero uno del gruppo, mentre Reto Francioni, ceo di Deutsche assumerebbe quelle di chairman. La notizia è stata salutata con una fiammata dai mercati. Nyse è balzato del 17% mentre Duetsche Börse è stata sospesa in attesa di chiarire se i colloqui andranno davvero a buon fine, disegnando la silhouette di un gruppo forte abbastanza per spodestare Hong Kong Exchange. Non è detto che tutto finisca come pare. L'asse New York-Francoforte è fragile. Dal 2006 se ne parla anche se allora la parte del leone non spettava ai tedeschi, ma agli americani. A ruoli invertiti, forse, l'esito sarà differente.

Nessuna suspense ma fuochi d'artificio in Borsa (fino a più 11%), invece, per "la fusione fra uguali", come Xavier Rolet, ceo di Lse Group, va definendo l'accordo formalizzato ieri con i canadesi di Tmx. Londra-Toronto-Milano è una realtà che aspetta solo il via libera degli organismi di controllo, procedura peraltro articolata per le differenti giurisdizioni che hanno messo al lavoro gli avvocati e anche gli advisor (per Lse sono stati Morgan Stanley, BarCap e Royal Bank of Canada; Merril Lynch e Bank of Montreal per Tmx con la consulenza dello studio legale britannico Freshfield e di quello canadese Olser).

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