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Questo articolo è stato pubblicato il 11 febbraio 2011 alle ore 07:42.

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L'argomento era stato già sollevato nell'aprile scorso all'epoca delle dimissioni di Massimo Capuano da amministratore delegato della Borsa Italiana. Ed anche in queste ore, all'indomani dell'integrazione di Toronto con il London Stock Exchange (di cui fa parte anche Piazza Affari), torna in discussione l'ipotesi di trasferire dalla Borsa alla Consob i compiti di listing, cioè di ammettere a quotazione gli strumenti finanziari.

Mercoledì, proprio mentre venivano resi noti i dettagli dell'integrazione tra gli exchange, la domanda è stata posta all'amministratore delegato della Borsa Raffaele Jerusalmi nel corso dell'incontro della Piazza Finanziaria con il neo presidente della Consob Giuseppe Vegas. Jerusalmi ha confermanto quanto aveva già affermato nelle scorse settimane. Piazza Affari è disponibile a discutere la cessione delle sue prerogative di listing alla Consob (che già svolgeva il compito prima della privatizzazione della Borsa).

L'ammissione al listino comporta responsabilità e significativi costi di struttura mentre, soprattutto in una fase povera di nuove Ipo come quella attuale, non genera sufficienti proventi. Secondo una stima formulata nei mesi scorsi dal presidente di Tlx Guido Ferrarini i servizi di listing non valgono più del 10% del fatturato delle Borse e la loro importanza è andata scemando nel corso degli anni. Più che quel "bollino di qualità" rappresentato dal listing, per gli investitori ciò che veramente conta è la liquidità assicurata dalla piattaforma di trading in cui i titoli sono scambiati. E, con la direttiva Mifid, gli standard i protezione sono molto miglioranti anche nelle piattaforme multilaterali di negoziazione (Mtf) dove i titoli possono essere ammessi al trading anche in assenza di listing.

Ciononostante il problema esiste. Il fatto che una Borsa sovrannazionale possa negare l'ammissibilità ai titoli di un emittente nazionale fa naturalmente discutere. Tanto più che, secondo i termini dell'accordo tra Toronto e Londra sarà la piazza canadese responsabile per il listing. Presumibilmente si tratterà di una responsabilità di ultima istanza perchè non è certo immaginabile che una società italiana debba presentare a Toronto la domanda per essere quotata a Milano. Il problema, tra l'altro, non riguarda Londra dove il listing è fin d'ora affidato ad un'autorità pubblica.

Nell'aprile scorso l'allora presidente della Consob Lamberto Cardia pose il problema di restituire quella funzione all'authority di vigilanza ma non giunse a formulare una proposta effettiva. Finora è prevalsa la cautela ed anche dubbi sull'opportunità di cambiare strada. Ben difficilmente la Consob potrebbe svolgere quell'azione di marketing sui titoli da quotare che attualmente la Borsa assicura. Tra gli operatori di Piazza Affari c'è chi ricorda quando la commissione di vigilanza, quando esercitava sue prerogative sul listing, rifiutò la quotazione di Gucci che poi approdò al listino olandese. E la Piazza Italiana perse un'occasione.
Listing a parte, l'aggregazione Londra-Toronto non pone particolari problemi regolamentari. Poichè la Borsa italiana si configura come un'entità giuridica autonoma continua ad essere soggetta alla vigilanza della Consob e le azioni scambiate sul suo mercato regolamentato debbono rispettare tutte le normative previste per le società quotate.

Piuttosto, una tematica che potrebbe trovare una diversa collocazione nel nuovo contesto di aggregazioni borsistiche, è quella relativa al codice di autoregolamentazione delle società quotate. Finora è stata Piazza Affari a gestire il comitato per l'auto disciplina ma probabilmente, nel nuovo contesto, il compito potrebbe essere affidato ad un comitato ad hoc allentando i legami con la Borsa anglo-canadese. Quella di comitati ad hoc formati da giuristi, rappresentanti di emittenti ed intermediari, è la via scelta nella gran parte degli altri paesi europei dove sono in vigore codici di autoregolamentazione. Le associazioni degli emittenti nei mesi scorsi avevano svolto un discreto sondaggio in questa direzione e non è escluso che, all'indomani della nuova aggregazione, il confronto possa riprendere.

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