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Questo articolo è stato pubblicato il 17 febbraio 2011 alle ore 09:38.
L'ultima modifica è del 17 febbraio 2011 alle ore 06:42.

Groupama non ha alcuna intenzione di mollare l'osso Premafin, neppure se la Consob dovesse imporre il lancio di un'Opa, e anzi sembra determinata a muoversi nella logica di una presa di controllo, prima o poi, del gruppo italiano.
Pur con tutte le cautele, le mezze frasi, la prudenza del linguaggio, è più o meno questo il messaggio che ha inviato ieri dalla sede parigina dove sono stati presentati i conti 2010 il direttore generale della compagnia assicurativa Jean Azéma.
All'inizio di questa operazione, a proposito del 17% di Premafin, Groupama ha parlato di investimento finanziario. Poi, nel quesito alla Consob, si è affacciata l'ipotesi di un interesse anche per Fondiaria-Sai. Allora, si tratta di un investimento finanziario o industriale? «La situazione di Premafin e le prospettive del mercato italiano - afferma il manager - sono tali da rendere l'intervento molto appetibile dal punto di vista finanziario. Ma certo siamo interessati a entrare anche in FonSai. Quindi direi che ci sono entrambi gli aspetti».
Siete disposti a pagare un premio molto alto per la quota in Premafin. Non vi pare addirittura eccessivo? «Per avere una quota di questo livello di un gruppo come Premafin è inevitabile pagare un premio consistente. Credo però che il timing sia giusto. L'ingresso oggi in Premafin è utile anche in vista di possibili, future modifiche dell'assetto della società. Il nostro obiettivo è essere un passo avanti rispetto ai concorrenti se e quando lo scenario dovesse cambiare e le cose dovessero evolvere».
Qualora la Consob dovesse decidere per l'obbligatorietà dell'Opa abbandonereste il campo? «In questo momento non ha senso parlare di Opa sì Opa no, di piano A e di piano B. Abbiamo presentato un quesito alla Consob e aspettiamo la decisione. Per ora il consiglio di amministrazione ci ha dato questo mandato. Se la Consob dovesse rispondere negativamente, anche se non vedo perché, esamineremmo le possibili opzioni. E il consiglio deciderà».
Dal punto di vista dello sforzo finanziario vi preoccupa il possibile lancio di un'Opa? «Non mi sembra che la famiglia Ligresti abbia intenzione di cedere il controllo della società. In futuro vedremo. Se la domanda è finalizzata a sapere se Groupama è in grado di sostenere l'Opa senza creare squilibri nella propria struttura finanziaria la risposta è sì». Esiste qualche contatto, o addirittura un accordo, con Vincent Bolloré oppure la sua acquisizione di una quota importante di Premafin è solo una bizzarra coincidenza? «No, non esiste alcun contatto con Bolloré sul dossier Premafin».
Che l'ingresso in Premafin, con gli sviluppi che ne possono seguire, sia di primaria importanza è d'altronde la logica conseguenza della situazione e della strategia di Groupama. Il gruppo, che ha l'obiettivo di diventare uno dei primi dieci assicuratori europei, ha bisogno di crescere e di crescere soprattutto sui mercati esteri. La cui quota sul fatturato complessivo è passata in cinque anni dal 15% al 25% ma è ancora troppo bassa. L'Italia, con 1,5 miliardi di ricavi nel 2010 (+7,8%), è il primo mercato estero di Groupama, con previsioni di crescita molto positive. «L'Italia - ha spiegato lo stesso Azéma - ha sofferto come tutti la crisi, ma la ripresa è più rapida. Il 2010 è andato bene e il 2011 andrà ancora meglio».
Certo la crescita è stata superiore a quella complessiva del gruppo, il cui fatturato è salito dell'1,4% a 14,7 miliardi, con un risultato operativo in calo del 67,3% a 117 milioni e utili netti in flessione del 41,4% a 387 milioni. «Abbiamo dimostrato di saperci sviluppare anche in un contesto reso particolarmente difficile da una crescita economica ancora debole, dalle tensioni sui debiti sovrani, da mercati azionari in calo, dal susseguirsi di eventi climatici eccezionali» commenta Azéma.
Infine la quotazione, un tormentone che dura ormai da anni. Azéma ha ribadito che il gruppo è pronto e che la decisione verrà presa quando si presenterà l'occasione di un'operazione di crescita esterna di grandi dimensioni. Aggiungendo che oggi vi sono ancora troppe incertezze dovute soprattutto all'ancora scarsa chiarezza sui parametri di Solvency II. Il mercato si metta comunque il cuore in pace: «Non sarà nel 2011, forse nel 2012», ha concluso il direttore generale di Groupama.
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