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Questo articolo è stato pubblicato il 24 febbraio 2011 alle ore 06:42.

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Giampiero Fiorani (a sinistra) con Antonio Fazio (Agf)Giampiero Fiorani (a sinistra) con Antonio Fazio (Agf)

Due udienze fiume, quella del 9 febbraio e quella di ieri. Alla fine Gaetano Ruta ed Eugenio Fusco, pm di Milano, rappresentanti dell'accusa al processo per aggiotaggio ai protagonisti della scalata alla Banca Antonveneta, hanno formulato le richieste di pena per i partecipanti alla cordata che, nella primavera-estate del 2005, ha tentato di impadronirsi della banca patavina.

Tre anni di reclusione sono stati chiesti per l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio, con una sanzione di 100mila euro, tre anni anche per Giovanni Consorte ed Ivano Sacchetti, ai tempi amministratore delegato e numero due di Unipol (multe da un milione di euro ciascuno), un anno e tre mesi chiesti per Gianpiero Fiorani, ex ad della Banca popolare di Lodi. Pesanti le pene proposte anche per Francesco Frasca, all'epoca responsabile della vigilanza della Banca d'Italia (un anno e otto mesi e 50 mila euro di multa), per Luigi Grillo, senatore del Pdl (due anni e un mese) e per l'immobiliarista Luigi Zunino (un anno e otto mesi). La pena più elevata in assoluto, tuttavia, è stata quella a sei anni ipotizzata per Francesco Ghioldi, fiduciario ticinese che schermava i reali beneficiari della rete di società off shore riferibile a personaggi lodigiani e allo stesso Fiorani.

Da sottolineare che le pene richieste non potevano superare i sei anni. Subito dopo la stagione delle scalate, infatti, con l'entrata in vigore della legge 262 del 2005, le pene minime e massime per aggiotaggio e insider trading sono raddoppiate, passando da uno a sei, a due e dodici anni. I pm hanno chiesto anche la confisca di 39,6 milioni di euro a Unipol. Un'istanza che è stata motivata da Ruta nel corso del suo intervento: la cifra si riferisce alle plusvalenze che Unipol, sotto la gestione di Consorte e Sacchetti, avrebbe realizzato nel corso di un'intensa attività di trading su titoli Antonveneta. Un trading che, per l'accusa, sarebbe stato funzionale al raggiungimento di una quota significativa nel capitale della banca veneta. Un obiettivo ricercato a ogni costo, secondo i pm, che hanno rievocato la seduta di borsa del 22 aprile, quando in sole quattro ore sono state effettuate 181 proposte di negoziazione che hanno dato luogo a 1.103 contratti.

Quattro ore in cui sono passati di mano 4,8 milioni di titoli Antonveneta a un prezzo di 27, 26 euro, 1,7 euro superiore a quello dell offerta pubblica di acquisto lanciata dalla Lodi. E se a Milano la parola ora spetterà alle difese, per Gianpiero Fiorani da Pisa ieri è giunta un'ulteriore doccia fredda: una condanna a due anni di reclusione per appropriazione indebita inflitta dal giudice monocratico di Pisa Giulio Cesare Cipolletta. L'inchiesta (pm Flavia Alemi) era iniziata dopo un servizio di «Striscia la notizia» in cui si parlava di caricamenti indiscriminati sui conti dei correntisti della Cassa di risparmio di Pisa (controllata dalla Lodi). Una sentenza contraddetta con decisione dal legale di Fiorani Michele Apicella, che ha anticipato a Il Sole 24 Ore il ricorso in appello rivendicando «L'assoluta legittimità di una decisione assunta dai due cda in ottemperanza a precise disposizioni di Banca d'Italia in tema di omogeneizzazione delle tariffe dei gruppi bancari».

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