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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 21:48.
Stop al diritto di voto in assemblea e niente dividendi per i soci libici di Unicredit e Finmeccanica. È questa la prospettiva che si aprirebbe nei due gruppi se la Ue e il governo italiano seguiranno la strada, imboccata da Stati Uniti e Regno Unito, di congelare le quote della Libyan Investment Authority e della Banca Centrale Libica dopo le sanzioni decise dall'Onu.
«Si tratterà, se verrà adottato anche in Italia, di un blocco cautelare per impedire che qualcuno, magari un esponente del governo di Gheddafi, possa muovere il patrimonio, magari vendendo le quote e spostando i proventi su conti correnti intestati a questa o quella persona», osserva Giorgio Sacerdoti, professore di diritto internazionale alla Bocconi. «Dal momento che non c'è nemmeno un nuovo governo legittimo a Tripoli, c'è incertezza su chi possa disporre delle partecipazioni e questo aspetto giustificherebbe il congelamento anche di beni non della famiglia Gheddafi ma di enti dello Stato libico», spiega il docente. È il caso della Lia, socia di Finmeccanica con il 2% e, insieme alla Banca Centrale libica, dell'istituto di Piazza Cordusio col 7,5% del capitale.
Gran Bretagna e Stati Uniti, come accennato, hanno stretto il cerchio attorno alla Lybian Investment Authority (Lia) e alla Banca Centrale libica e «congelato» quelli che vengono definiti beni nella disponibilità del «clan» Gheddafi. L'esecutivo guidato da David Cameron ha annoverato la Lia fra i soggetti direttamente controllati dal leader libico e ha così congelato la sua quota del 3,27% nel gruppo Pearson, che edita il Financial Times. Le azioni della Lia non potranno essere vendute e il fondo libico non percepirà dividendi sulle sue quote. Un provvedimento analogo è stato preso dagli Stati Uniti che hanno sterilizzato i beni appartenenti sia alla Lia che alla Banca Centrale libica. Le autorità statunitensi, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, hanno evidenza che entrambi i soggetti «sono direttamente controllate dal colonnello Gheddafi».
Intanto a Roma la rete degli esperti del Comitato di sicurezza finanziaria, presieduta dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, si è riunita per fare il punto sulle partecipazioni detenute da Tripoli in società italiane, tra cui spiccano le quote in Unicredit e Finmeccanica. Un incontro di tipo tecnico le cui valutazioni verranno portate all'attenzione del Governo.
Nell'Unione europea le sanzioni dovrebbero diventare esecutive giovedì, con la pubblicazione del regolamento che dovrà essere approvato nelle prossime ore dai Paesi membri. Per ora la lista compilata dall'Ue - si afferma da Bruxelles - contiene solo nomi di persone fisiche e non di società. Se poi i provvedimenti verranno estesi anche a istituzioni finanziarie - con conseguenze per importanti società quotate italiane - lo si vedrà a breve.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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