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Questo articolo è stato pubblicato il 01 marzo 2011 alle ore 06:43.

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Il riassetto Edison arriva in ConsobIl riassetto Edison arriva in Consob

Il mercato ci crede: l'accordo tra A2A e Edf sul destino di Edison è vicino. E Piazza Affari sembra gradire l'ipotesi: l'ex municipalizzata ha chiuso le contrattazioni in rialzo dell'1,75% a 1,16 euro mentre Foro Buonaparte è salita del 3,84% a 0,906 euro.

Quello che la borsa, più di ogni altra cosa, sembra apprezzare è ciò che Mediobanca in un report diffuso ieri ha sintetizzato così: «Si mette finalmente fine a uno dei più stupefacenti esempi di accordi distruttivi di valore recentemente conclusi». E detto da Piazzetta Cuccia assume un tono decisamente rilevante considerato che l'istituto non solo è azionista di Delmi, il veicolo tramite il quale i soci italiani hanno il 50% di Transalpina di Energia, che a sua volta ha il 61% di Edison, ma è pure advisor finanziario dell'ex municipalizzata. Certo, all'interno della banca esistono i così detti muri cinesi ma un giudizio così tranchant merita di essere sottolineato. Non foss'altro perchè accende un faro su quello che è uno dei passaggi chiave del riassetto, ossia l'operazione trasparenza sulla catena di controllo di Foro Buonaparte, conseguente peraltro alla volontà di dare senso industriale all'intesa. Il tema, che necessita di ulteriori approfondimenti, tuttavia, già ieri, è arrivato sul tavolo della Consob. I legali di Edf (Clifford Chance) e quelli di A2A (Cleary Gottlieb e Bonelli Erede Pappalardo), come riferito da Radiocor Il Sole 24 Ore, si sono presentati dagli uomini dell'Authority per un faccia a faccia preliminare. Il far emergere con chiarezza il ruolo di primo azionista del gruppo francese, peraltro già insito nei numeri da tempo, potrebbe comportare l'obbligo di un'Opa obbligatoria su Edison, che eventualmente dovrebbe essere promossa ai prezzi di borsa. Di qui la necessità di aprire un confronto con l'Autorità di controllo dei mercati. Quello di ieri, però, è stato solo un summit interlocutorio. Complice anche il fatto che, come hanno precisato poi in serata A2A e Edf, i due partner «stanno valutando possibili accordi in vista della prossima scadenza del termine per la disdetta dei patti parasociali relativi» ma al momento «nessun accordo è stato raggiunto e non può essere fornita alcuna assicurazione circa il futuro raggiungimento di un'intesa».

Intesa che, come detto, ha come punto di partenza la necessità di chiarire le esigenze industriali dei due azionisti chiave, le loro vocazioni. Ed è stato proprio partendo da questi presupposti che è stata avviata la trattativa per il riassetto di Edison, con Edf orientata a sfruttare le potenzialità future di Foro Buonaparte nel gas, oggi tallone d'achille, e l'utility impegnata a recuperare capacità produttiva, grazie allo spacchettamento di Edipower, e un accordo assai strategico nella vendita e distribuzione del gas. Proprio questo secondo tassello, è un passaggio chiave del complesso accordo. L'aggressivo sbarco di Edison nel mercato "retail" dell'energia elettrica non è mai stato digerito da A2A che ha sempre vissuto l'iniziativa quasi come un affronto, non comprendendo la ragione per cui la partecipata dovesse andare a competere sul suo stesso territorio. Di qui il progetto di realizzare una società comune A2A-Edison che gestisca la vendita di elettricità in Lombardia.

Quanto a Edipower, da qualche mese la società controllata al 50% da Edison ma partecipata direttamente anche da A2A con il 20%, è in attesa di veder definito il proprio destino. Edipower altro non è che un contenitore di un importante parco produttivo e per questo starebbe prevalendo l'idea di una break up con l'assegnazione ad ogni singolo azionista di una fetta delle centrali. Anche qui la distribuzione ai soci della capacità generativa, sebbene definita a grandi linee, avrà bisogno ancora di qualche piccolo aggiustamento.

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