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Questo articolo è stato pubblicato il 02 marzo 2011 alle ore 13:20.

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Segnalare le operazioni sospette e i rapporti con i membri della famiglia Gheddafi e del governo della Libia. Nessun congelamento dei beni libici da parte di Bankitalia, per ora, ma la richiesta della Uif, l'Unione informazione finanziaria dell'istituto di via Nazionale, agli intermediari di monitorare per i profili di antiriciclaggio le operazioni e i rapporti con i membri della famiglia Gheddafi e del governo libico. Sarebbe il primo passo per consentire alla stessa Uif l'eventuale esercizio del potere di sospensione.

Bankitalia chiede agli intermediari di segnalare operazioni sospette
Nella comunicazione datata 1° marzo di Bankitalia si legge: «la Risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dello scorso 26 febbraio (1970/2011) ha previsto, tra l'altro, l'adozione di misure di congelamento dei fondi e delle risorse economiche possedute, direttamente o indirettamente, da alcuni membri della famiglia di Muammar Qadhafi. Sul piano internazionale - si legge nella comunicazione - sono state inoltre avviate iniziative volte a congelare le attività riconducibili a persone ed entità del Governo della Libia. In relazione a quanto precede, facendo seguito al Comunicato di questa Unità del 9 febbraio scorso, si richiama l'attenzione dei destinatari dell'obbligo di segnalare le operazioni sospette sull'attività dei soggetti sopra indicati, ai fini di un adempimento tempestivo di detto obbligo, in modo da consentire all'UIF l'eventuale esercizio del potere di sospensione, di cui all'art. 6, comma 7, lett. c) del d.lgs. n. 231 del 2007».

Per Gheddafi il congelamento dei beni libici è un «furto»
Il leader libico Muammar Gheddafi ha bollato come "un furto" il congelamento dei beni dello Stato libico presenti all'estero, negando di avere ricchezze personali fuori dalla Libia. «La mia ricchezza è il popolo libico, non ho beni. Non mi dà orgoglio avere dollari americani», ha detto nel suo terzo discorso televisivo da quando è scoppiata la rivolta in Libia. «Sono pronto a ogni verifica sui miei conti - ha aggiunto - il mio stipendio è di soli 465 dinari, l'associazione di mia moglie riceve donazioni che vengono convogliate alle cause
africane».

A Roma riunione del Comitato di sicurezza finanziaria
Intanto a Roma la Rete degli esperti del Comitato di sicurezza finanziaria, presieduta dal direttore generale del Tesoro, Vittorio Grilli, si è riunita per fare il punto sulle partecipazioni detenute da Tripoli in società italiane, tra cui spiccano le quote in Unicredit e Finmeccanica. Un incontro di tipo tecnico le cui valutazioni verranno portate all'attenzione del Governo. Se si seguisse la strada imboccata da Gran Bretagna e Stati Uniti si giungerebbe a uno stop al diritto di voto in assemblea e niente dividendi per i soci libici di Unicredit e Finmeccanica.

Gran Bretagna e Stati Uniti congelano la Lybian Investment Authority
Mentre è scattata la caccia al tesoro estero stimato in 120 miliardi di dollari della "Gheddafi corporation", Gran Bretagna e Stati Uniti stringono il cerchio attorno alla Lybian Investment Authority (Lia) e alla Banca Centrale libica e "congelano" quelli che vengono definiti beni nella disponibilità del clan Gheddafi. L'esecutivo guidato da David Cameron ha annoverato ieri la Lia fra i soggetti direttamente controllati dal leader libico e ha così congelato la sua quota del 3,27% nel gruppo Pearson, che edita il Financial Times. Le azioni della Lia non potranno essere vendute e il fondo libico non percepirà dividendi sulle sue quote. Anche gli Stati Uniti che hanno sterilizzato i beni appartenenti sia alla Lia che alla Banca Centrale libica. Le autorità statunitensi, secondo quanto riporta il Wall Street Journal, hanno evidenza che entrambi i soggetti «sono direttamente controllate dal colonnello Muammar Gheddafi».

L'Austria ha congelato i beni del colonnello
La Banca nazionale austriaca (OeNb) ieri ha confermato che sarà congelato tutto il patrimonio della famiglia del leader libico Muammar Gheddafi e delle persone del suo entourage in Austria. Viene anche «interdetto l'accesso, diretto o indiretto, ai beni congelati da parte di queste persone, o a loro beneficio». La misura comprende una lista delle persone interessate che sarà trasmessa alle banche austriache. I depositi libici negli istituti finanziari austriaci ammontano a 1,2 miliardi di euro.

Sanzioni Ue esecutive da giovedì
Nell'Unione europea le sanzioni dovrebbero diventare esecutive giovedì, con la pubblicazione del regolamento che dovrà essere approvato nelle prossime ore dai Paesi membri. Per ora la lista compilata dall'Ue - si afferma da Bruxelles - contiene solo nomi di persone fisiche e non di società. Se poi i provvedimenti verranno estesi anche a istituzioni finanziarie - con conseguenze per importanti società quotate italiane - lo si vedrà a breve.

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