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Questo articolo è stato pubblicato il 03 marzo 2011 alle ore 15:40.
Parmalat prevede un piano di dismissione di asset da 200 milioni di euro entro il 2013-2015, che potranno essere poi destinati agli azionisti sotto forma di dividendo. È quanto è stato indicato dal direttore finanziario del gruppo di Collecchio, Pier Luigi De Angelis, nel corso della presentazione dei conti 2010.
Bondi, sul futuro decidono gli azionisti
«L'atteggiamento che noi abbiamo è passivo, siamo spettatori». Lo ha sottolineato l'a.d. di Parmalat, Enrico Bondi, rispondendo alle domande degli analisti che gli chiedevano se il management Parmalat avesse dato mandati a banche d'affari per preparare una lista in vista del rinnovo del cda a cui sarà chiamata la prossima assemblea. «Decidano gli azionisti», si è limitato a dire Bondi. Da tempo il mercato si interroga sull'eventualità di una "lista Bondi" alternativa a quella che presenteranno i fondi internazionali per guidare la società nei prossimi tre anni.
Fondo Charme interessato a Parmalat
«Charme è interessato a Parmalat e sta valutando attivamente il dossier sull'azienda lattiero-casearia, oggi c'è stata una riunione del cda». Il fondo gestito dalla Montezemolo and Partners, secondo quanto hanno riferito a Radiocor fonti finanziarie, è stato chiamato in causa dal mondo bancario come leader di una cordata italiana. Lo scenario in cui si muove l'operazione é però ancora «estremamente difficile» e al momento nessun imprenditore ha manifestato interesse. Parmalat, secondo le prime valutazioni del fondo, «è senza dubbio una bella azienda, con un enorme potenziale di crescita e l'ingresso nel capitale sarebbe interessante se si creasse una bella cordata italiana». Il dossier sulla società emiliana è stato discusso dai vertici del fondo oggi. Per adesso l'analisi è allo stadio preliminare e non presuppone scenari di aggregazione con Granarolo, «anche se il consolidamento delle aziende del settore è sempre un focus della logica dei fondi».
In Borsa il titolo sale
Denaro in Borsa sul titolo Parmalat, in controtendenza rispetto all'andamento del listino, spinto dai conti 2010 e dalle ipotesi di stampa di una cordata italiana pronta a rilevare fino al 30% del capitale. Le azioni del gruppo alimentare hanno chiuso in rialzo dell'1,96% a 2,284 euro. Vivaci i volumi, con l'1,1% del capitale passato di mano.
Secondo indiscrezioni di stampa, si starebbe lavorando per mettere assieme una cordata italiana, auspicata da banche e politica, per non lasciare il controllo del gruppo in mano ai fondi esteri Skagen, Zenit e Mackenzie, che hanno in mano il 15% del capitale di Parmalat e che sono scesi in campo per nominare in assemblea un nuovo board e congedare l'attuale a.d. Enrico Bondi, in scadenza con l'assemblea del 14 aprile.
I conti 2010
Parmalat ha chiuso il 2010 con un fatturato in crescita dell'8,5% a 4.301 milioni e un margine operativo lordo di 377,3 milioni (+2,6%). Per il 2011 il gruppo stima un fatturato pari a circa 4.400 milioni e un Ebitda di circa 385 milioni. Al dividendo cash di 0,14 euro per azione quest'anno il cda proporrà un'emissione gratuita di azioni del valore nominale di 1 euro per un importo pari a 90 milioni, nella proporzione di 1 nuova azione ogni 20.
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