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Questo articolo è stato pubblicato il 09 marzo 2011 alle ore 06:42.

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Stress test più duri per i «big» europeiStress test più duri per i «big» europei

Far dimenticare quella che per le anime più critiche si è rivelata una vera e propria farsa. L'obiettivo è chiaro per i nuovi stress test, la seconda tornata di simulazioni della European banking authority (Eba) per misurare il vero grado di resistenza delle banche agli shock. Ma a giudicare dalle prime indicazioni che si ricavano dal documento informativo trasmesso dalla stessa Eba alle banche interessate, recuperare credibilità non sarà un compito semplice.

Tra i criteri che saranno probabilmente utilizzati per testare 88 istituti finanziari europei (erano 91) non mancano, va detto, le note positive. «Rispetto allo scorso anno – osserva Andrea Federico, partner di Oliver Wyman – il test è di sicuro rafforzato, perché include tra gli scenari negativi uno shock sulla liquidità e la crisi del settore immobiliare, elementi fondamentali in precedenza ignorati». E in effetti, fra le possibilità di cui si dovrà tenere conto per misurare la solidità delle banche nei prossimi due anni figurano, oltre che una contrazione dell'economia dello 0,5% nel 2011 e dello 0,2% nel 2012, anche un calo del 15% delle Borse europee, un tracollo del mercato immobiliare e soprattutto un aumento dei tassi di interesse sui prestiti interbancari di 125 punti base.

Non è detto però che le maglie si rivelino stavolta strette a sufficienza da non lasciar sfuggire banche potenzialmente a rischio (soltanto 7 istituti, nessuno irlandese, avevano fallito il test la scorsa primavera). Già sul criterio del costo del denaro sorgono perplessità, visto che con l'atteggiamento aggressivo della Bce verso l'inflazione i mercati scontano un rialzo del tasso Euribor di oltre 160 punti base da oggi (1,18%) a fine 2012 (2,85%): il rischio di aver peccato di eccessivo ottimismo è quindi più che concreto.

Ma è sulla questione della crisi del debito sovrano europeo che si annidano i principali dubbi. Anche in questo caso il passo avanti è significativo: per la prima volta si prende in considerazione un aumento di 75 punti base nei rendimenti a lungo termine dei bond governativi dell'Eurozona (evento che costringerebbe le banche a svalutare i titoli che in gran quantità detengono in portafoglio). Non è stata però eliminata la differenziazione già ampiamente criticata lo scorso anno fra i bond che sono detenuti a scopo di negoziazione (trading book) e quelli che invece sono destinati all'attività proprietaria (banking book). «Questi ultimi – spiega Federico – rappresentano per alcuni istituti di credito una porzione crescente del portafoglio, ma non vengono valutati al valore di mercato e quindi di fatto sfuggono agli stress test».

Il calendario prevede venerdì prossimo un incontro tecnico in Bankitalia sulle procedure da utilizzare per le 5 banche italiane coinvolte negli stress test dello scorso anno (Intesa Sanpaolo, UniCredit, Mps, Banco Popolare e Ubi), la pubblicazione degli scenari macro e della lista definitiva degli istituti di credito interessati il 18 marzo e quella dei principi generali della metodologia il mese prossimo. Per i risultati finali dei nuovi stress test occorrerà invece pazientare fino a giugno.

m.cellino@ilsole24ore.com
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