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Questo articolo è stato pubblicato il 10 marzo 2011 alle ore 06:43.

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In A2A si riaccende la sfida Lega-Cl (Fotogramma)In A2A si riaccende la sfida Lega-Cl (Fotogramma)

«I ciellini hanno un potere fortissimo. Sono coesi. Negli affari si muovono come macchine da guerra. In Lombardia hanno molte posizioni. Le cose vanno riequilibrate». A esprimere il malessere della Lega, sullo scivoloso crinale fra politica e business, è il leader storico dei cattolici del Carroccio, quel Giuseppe Leoni che nel 1987 venne eletto in parlamento insieme a Umberto Bossi.

Un altro dirigente del Carroccio aggiunge: «Consideri A2A. La nostra posizione va rafforzata. Comunione e Liberazione non può prendersi tutto. Occorre arrivare a un riequilibrio». I consigli di A2A si riuniranno questa mattina per vagliare se procedere a un riassetto immediato di Edison oppure se assecondare il desiderio del ministro Tremonti di prorogare per un anno gli attuali patti con i francesi. La riunione di oggi diventa dunque una tappa cruciale per il destino di Foro Buonaparte, legato alla reazione che i transalpini opporranno alla scelta dell'ex municipalizzata.

In ogni caso, A2A è il nuovo terreno di scontro fra gli uomini della Lega e l'apparato di Cl, che in Lombardia già controlla la struttura della Regione e l'industria della sanità, i due frutti più succosi dei 15 anni di Formigoni al Pirellone. Questa volta il boccone è un gruppo che ha 6 miliardi di euro di ricavi e un miliardo di margine operativo lordo. I commensali si muovono in silenzio, piano piano. L'energia, in termini strategici, vale il credito e gli ospedali. Negli ultimi mesi non c'è stato giorno in cui un maggiorente leghista non abbia espresso la sua opinione sul futuro di banche e fondazioni. Contro il potere formigoniano nelle vecchie Asl, cinque anni fa la Lega ha bruciato in una campagna durissima un assessore regionale alla sanità, Alessandro Cè, finito "dimissionato" da Berlusconi e da Bossi in persona. Sull'energia, invece, tutti zitti. Anche perché, per ora, il Carroccio ha preso delle belle legnate.

Oggi A2A ha un direttore generale, Renato Ravanelli, tutt'altro che ostile ai seguaci di Don Giussani. Ma, soprattutto, in Consiglio di sorveglianza c'è Graziano Tarantini, leader della Compagnia delle opere di Brescia e personaggio in ascesa nella finanza bianca (di destra), uno degli autori della riduzione degli spazi vitali fra Brescia e Milano dei cattolici democratici di scuola martinazzolian-bazoliana. Finora in Cds il rappresentante della Lega Bruno Caparini, imprenditore della Valcamonica e proprietario dell'albergo di Ponte di Legno dove Bossi va in vacanza, non ha potuto fare altro che giocare di interdizione contro Tarantini spesso in tandem con Norberto Rosini, commercialista in quota Pd. In Consiglio di gestione, dove c'è anche il leghista Gianni Castelli, il presidente è Giuliano Zuccoli, ex socialista legato a Giulio Tremonti, di cui condivide le medesime origini valtellinesi. L'asse Bossi-Tremonti è più che mai solido.

Nessuno del Carroccio vuole insidiare Zuccoli, il quale peraltro ha trovato un convinto sostenitore dell'opzione nucleare nello stesso Caparini. «Ma quando lui non ci sarà più - dice un dirigente della Lega - Caparini o un altro dei nostri non potrà non salire».
Poltrone a parte, i giochi intorno ad A2A si fanno anche dal punto di vista della strategie industriali. E, se sulla quotidianità operativa la Lega ha spesso dovuto cedere il passo alla componente ciellina, sotto questo profilo il partito di Bossi si è dimostrato capace a orientare le cose. Ora e in passato. Nella vicenda Edison, per esempio, ha espresso una ostilità contro i francesi di Edf soltanto in parte mitigata dall'idea che un ipotetico spacchettamento di Edipower, controllata di Foro Buonaparte, faccia passare in A2A le sue centrali idroelettriche.

L'anno scorso la Lega è stata fondamentale per sbrogliare la matassa delle centrali della Valtellina, cuore energetico di A2A, la cui gestione sarebbe dovuta andare a gara, con il rischio che vincessero concorrenti stranieri, tipo Veolia. La norma leghista ha consentito il prolungamento della gestione per una decina di anni, con il risultato di stabilizzare l'orizzonte strategico dell'azienda guidata da Zuccoli, che in questo modo ha un motore energetico stra-ammortizzato (le centrali sono di inizio Novecento), dalla manutenzione non troppo esosa e dai costi di gestione bassi (funzionano ormai con pochissimo personale).

Il riassetto degli equilibri in A2A e il futuro di Edison (come presidente il nome di Caparini è di nuovo circolato insieme a quelli di Gabriele Albertini e di Gregorio Gitti) si intrecciano con la rimodulazione dei vertici dei gruppi a partecipazione statale come Eni, Enel e Finmeccanica. Dunque, il quadro muta di giorno in giorno. Ma, quando cesserà l'attuale instabilità politica, potrebbe per A2A tornare di nuovo caldo un dossier freddissimo come quello dell'aggregazione con Hera.

Una operazione che avrebbe come unica ragione industriale la vendita dell'energia prodotta da Milano e da Brescia alle imprese emiliane e romagnole. Una ipotesi che, però, avrebbe più di una valenza politica, se si pensa che l'Emilia Romagna è la nuova terra di conquista del Carroccio e che il candidato del Pdl a sindaco di Bologna potrebbe essere il leghista Manes Bernardini.

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