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Questo articolo è stato pubblicato il 12 marzo 2011 alle ore 08:18.

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La crescente instabilità dei paesi del Nord Africa e del Medio Oriente rischia di provocare ripercussioni anche sul mercato dei fertilizzanti, già in tensione per via dei forti rialzi di prezzo dei prodotti agricoli, che promettono di accrescere la domanda. Oltre ai prevedibile rincaro dei concimi chimici, legato al rally del petrolio, si comincia ad intravvedere qualche rischio – sia pure ancora limitato – anche per i prodotti a base di urea e fosfati.
Il gruppo norvegese Yara International ha confermato di essere stato costretto a chiudere uno stabilimento che possiede in joint venture con la Noc, la compagnia petrolifera di stato libica, vicino al porto di Marsa el Brega: l'impianto Lifeco, che produce 900mila tonnellate di urea l'anno, si trova in una zona di intensi combattimenti e sembra che le fazioni ribelli a Gheddafi l'abbiano occupato per utilizzarlo come base.
Non si tratta del primo campanello di allarme nel settore. «Nella prima settimana di febbraio – ricorda Andrew Prince, analista del Cru – le forniture di urea dall'Egitto si erano quasi del tutto fermate, in seguito ai disordini. Ci sono state pochissime vendite, a prezzi che non si vedevano dal 2008, anno in cui si erano spinti al record».
Il Cairo e Tripoli non sono fornitori chiave di fertilizzanti. Tuttavia, la produzione di queste sostanze (in particolare il nitrato di ammonio) richiede grandi quantità di energia e per la localizzazione degli impianti si tende a preferire le aree in cui ce n'è in abbondanza, a basso prezzo. Luoghi come il Nord Africa e il Medio Oriente, per l'appunto.
Il Marocco è un caso a parte: il regno possiede le maggiori riserve di fosfati nel mondo ed è responsabile di circa un terzo delle forniture mondiali di rocce fosfatiche, oltre che di una quota significativa del mercato dei fosfati di ammonio. Il monopolio statale Ocp ne esporta oggi 3 milioni di tonnellate l'anno e punta, con un piano di investimenti da 7 miliardi di dollari, a superare entro il 2015 quota 9 milioni di tonn. Il paese, grazie anche alle coraggiosa volontà riformatrice del re Mohamed VI, non sembra sull'orlo di una rivolta. Tuttavia, una parte dei depositi di fosfati si trova nella regione contesa del Sahara occidentale, teatro di scontri con il Fronte Polisario fin dagli anni Settanta.
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