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Questo articolo è stato pubblicato il 18 marzo 2011 alle ore 08:10.
LONDRA - Più stressante di prima, forse stressante abbastanza. L'European banking authority ha pubblicato scenari e metodologia per calcolare la capacità di resistenza del sistema bancario europeo in caso di un'altra violenta crisi. È la nuova edizione degli stress test dopo quelli del luglio 2010 che si erano rivelati piuttosto clementi nella valutazione dei rischi potenziali del mondo del credito di fronte a choc esterni.
«Lo scenario avverso tracciato per il biennio 2011-2012 è più severo di quello utilizzato lo scorso anno, sia per la deviazione immaginata rispetto al quadro di partenza ipotizzato, sia per il calcolo probabilistico». Con queste parole diffuse nel comunicato dell'Eba, Andrea Enria, presidente dell'authority europea, ha cercato di sbarazzarsi delle polemiche che da giorni accompagnano le voci sui criteri che sarebbero stati adottati per misurare la tenuta delle banche dell'Unione.
In termini assoluti, però, le ipotesi prospettate potrebbero non essere più dure di quelle dello scorso anno, anzi. Il motivo va ricercato, secondo l'Eba, nelle mutate condizioni macroeconomiche dell'Ue. Migliori, a fine dicembre 2010, di quelle di un anno prima. Il punto di partenza per questa nuova edizione di stress test è, infatti, la realtà economica dell'Ue fotografata dalla Commissione europea, quella dei mercati e quella dei bilanci delle banche l'ultimo giorno dello scorso anno. Il grado di "deviazione" dal corso programmato innescato dalla crisi che si vuole simulare è, invece, più drammatico. L'indice per valutare la tenuta patrimoniale delle banche non sarà più il Tier 1 come lo scorso anno, ma il Core Tier 1, valore che i paesi europei misurano diversamente. Per questo l'Eba si è riservata di comunicare la percentuale precisa nei prossimi giorni quando avrà chiarito le ultime incertezze. Il numero che circola da settimane è il 5% - Basilea III nel 2019 prevede il 7% - e probabilmente non sarà molto diverso.
L'Eba ha precisato anche altri elementi. Le banche dovranno fare i conti con una caduta media del Pil europeo del 4% (lo scorso anno era stato ipotizzato il 3%) una disoccupazione che nel caso italiano nel 2012 arriverebbe al 9,2% e una caduta dei prezzi degli immobili commerciali, in Italia, del 10 per cento (i prezzi delle case a Londra molto esposta alle fluttuazioni del real estate, precipiterebbero, invece, del 18 per cento). L'Euribor a tre mesi schizzerebbe di 200 punti base. A complicare le cose si aggiungono, poi, i controlli: tutti i dati che gli istituti di credito europei dovranno presentare a maggio saranno ricalcolati dall'European banking authority prima di essere certificati e resi noti a metà giugno.
L'haircut sui bond sovrani (nel caso italiano sarebbe del 13,1% sui titoli a 10 anni, in quello portoghese del 19,6%, in quello britannico del 7,6) con cui le banche dovrebbero fare i conti nello scenario di crisi estrema è calcolato solo sul trading book e non sui cosiddetti banking book, ovvero il portafogli di investimenti stabili dell'istituto. È e resta uno dei punti più controversi già contestato in occasione del precedente stress test, quando pure furono mosse critiche per la mancata valutazione dell'ipotesi default. L'haircut sul debito sovrano, sostengono molti critici, dovrebbe essere misurato anche sul portafoglio di investimento delle banche. L'Eba ha risposto confermando però che il banking book del debito sovrano delle banche esaminate sarà diffuso e reso pubblico in giugno insieme con gli esiti dei test. Saranno gli analisti, però, non l'authority, a valutare il rischio di quanto le banche si tengono in bilancio.
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