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Questo articolo è stato pubblicato il 17 marzo 2011 alle ore 06:41.

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Nel generale rimbalzo delle materie prime, anche la gomma naturale ha recuperato terreno, risollevandosi dai minimi da quattro mesi che aveva toccato martedì. I recenti ribassi, soltanto accelerati dalle catastrofi che hanno investito il Giappone, stanno tuttavia innervosendo i produttori, spingendoli ad adottare misure a sostegno dei prezzi.
Rispetto ai record storici di metà febbraio, le quotazioni del caucciù hanno perso circa un terzo del loro valore, in reazione ai disordini in Nord Africa e Medio Oriente e a un rallentamento della crescita delle immatricolazioni di veicoli in Cina. Il calo è stato del 15% nelle tre sedute successive al terremoto giapponese, che ha costretto alla chiusura numerose fabbriche di automobili e di pneumatici, in un paese che rappresenta il 7% dei consumi mondiali di gomma. Ieri i prezzi hanno recuperato parte delle perdite: a Tokyo sono tornati a 381,7 yen per chilogrammo (+5,7%), mentre a Singapore la qualità Rss3, molto apprezzata per gli pneumatici, ha recuperato addirittura il 9,2%, chiudendo a 458,70 centesimi di dollaro per kg.
Il mercato, in parte, è stato incoraggiato dalla notizia della riapertura di diversi impianti di produzione di pneumatici in Giappone: la Bridgestone è riuscita a rimettere in funzione tre dei suoi cinque stabilimenti nel nord-est del paese, la Yokohama Rubber ne ha riavviati addirittura cinque. In generale, nessuno dei produttori aveva comunque riscontrato danni gravi alle fabbriche, che si erano fermate principalmente a causa della mancanza di energia elettrica. Difficoltà più serie stanno incontrando le case automobilistiche: Toyota Motors ha comunicato ieri che 12 impianti resteranno fermi almeno fino al 22 marzo, Nissan e Honda sperano in qualche riapertura nei prossimi giorni, ma soltanto parziale.
Per il mercato del caucciù era stata la stessa Associazione dei paesi produttori di gomma naturale (Anrpc) a minimizzare l'allarme: «La chiusura per pochi giorni di qualche fabbrica di pneumatici non può avere un impatto significativo sulla domanda globale. Ammesso che vi siano, le conseguenze saranno di breve termine».
Il governo thailandese, tuttavia – forse spinto dalla preoccupazione di non perdere consensi, in vista delle elezioni di giugno – si è già attivato per contrastare il ribasso dei prezzi, che sul mercato locale è stato in effetti più vistoso che a livello internazionale: la gomma Uss3, da cui viene ricavata la Rss3, è scesa fino a 90 bath/kg, esattamente la metà del record di metà febbraio. Il vicepremier Suthep Thaugsuban ha chiesto agli esportatori di sospendere le spedizioni, in attesa che l'esecutivo rinegozi con le banche condizioni per prestiti agevolati, che consentano di pagare ai coltivatori un prezzo minimo di 120 bath/kg. All'esame di Bangkok c'è anche un programma di acquisto di scorte da parte dello stato e un eventuale taglio delle esportazioni, da concordare con gli altri due maggiori fornitori mondiali, l'Indonesia e la Malaysia, in un incontro dell'International Rubber Consortium che si terrà nei prossimi giorni.
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