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Questo articolo è stato pubblicato il 20 marzo 2011 alle ore 15:21.

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Enel aspetta gli stress test UeEnel aspetta gli stress test Ue

L'incidente nucleare di Fukushima imporrà una revisione degli standard di sicurezza e con ogni probabilità un aumento dei costi per le società elettriche che hanno centrali atomiche. Dovranno essere rifatti i piani di investimento, per capire dove converrà completare i programmi sulle centrali e dove invece le spese saranno così poco convenienti da spingere alla chiusura degli impianti.
Così accadrà anche all'Enel, la società energetica che insieme con l'EdF sta studiando il programma nucleare del governo italiano attraverso la controllata Sni, Sviluppo nucleare Italia. Il discrimine – per l'Enel e per tutte le altre aziende elettriche europee – saranno i cosiddetti "stress test" decisi dalla Commissione europea.

Ne ha parlato l'altro giorno il commissario all'Energia, il democristiano tedesco Günter Öttinger, ma già da mesi le aziende nucleari europee e quelle statunitensi avevano avviato un programma di controllo degli strumenti per la sicurezza atomica.

Domani, lunedì, i ministri europei dell'energia si troveranno per concordare il piano e i contenuti degli "stress test" cui sottoporre i 143 reattori europei. Ma il consiglio straordinario dei ministri avrà un ruolo politico, una valenza di indirizzo. Ovvero, sancire l'accordo tra tutti i paesi per un'armonizzazione degli standard e delle procedure. L'obiettivo è superare l'eterna divisione tra i singoli paesi, ognuno dei quali vuole avere la supremazia assoluta sulle sue procedure (beninteso, sempre ricondotte sotto gli standard internazionali dell'Aiea, l'agenzia Onu sul nucleare).

Ma subito dopo l'intesa politica, nei prossimi giorni a Helsinki si incontreranno le autorità atomiche europee della Wenra, la Western Europe nuclear regulators association. Decideranno gli "stress test" in modo operativo. I primi rapporti sulla dinamica di quanto è successo a Fukushima, anche se sommari, sono attesi per maggio.

Dalle decisioni degli organismi sulla sicurezza emergeranno le scelte delle imprese elettriche atomiche. Dove investire e dove no. Nel caso dell'Enel, la cautela del governo sul piano nucleare non dovrebbe sconvolgere i conti: finora sono state investite, soprattutto in studi e in informazione, poche centinaia di milioni.

Diverso il caso delle centrali nucleari che l'Enel ha in giro per il mondo, come le centrali spagnole ereditate attraverso l'Endesa (in controllo oppure come quota di partecipazione), per le quali le norme future potranno costringere a una revisione dei sistemi di sicurezza, meno convenienti per gli impianti vicini alla pensione.

Ma ciò vale soprattutto per la Slovacchia. In Slovacchia l'Enel ha un piano di investimenti da 2,7 miliardi per costruire i reattori 3 e 4 a fianco di quelli della centrale di Mochovce. I cantieri sono già in corso e si tratta di modernissimi Vver con la tecnologia russa della Rosatom.

Ora tutte le soluzioni sono aperte in attesa delle decisioni europee sulla sicurezza.
Ogni incidente nucleare costringe a una revisione degli standard di sicurezza, modellando i nuovi citeri sulla base dell'esperienza (a volte drammatica) acquisita attraverso gli errori. I grandi eventi hanno prodotto un adeguamento così complesso che in molti casi avvennero paralisi negli investimenti. Dopo Three Miles Island (Pennsylvania 1979) i criteri di sicurezza stabiliti negli anni 80 furono così severi da fermare per quasi vent'anni la costruzione di nuove centrali.

Che cosa imporrà l'esperienza di Fukushima? Finché l'incidente non è risolto e finché gli aspetti tecnici non saranno delineati, è difficile entrare nel dettaglio. Ma si può già immaginare. I punti deboli che sono stati notati nella centrale di Fukushima, vecchia di 40 anni anche se aggiornata di continuo, sono il sistema di raffreddamento del reattore e la mancanza di alimentazione elettrica, spazzata viadal maremoto.

Ma come si svolgono gli "stress test"? Sono in buona parte di tipo cartaceo e sono pagati dalle aziende elettriche. Sulla base dei progetti e della documentazione tecnica, si contolla ogni singolo aspetto degli impianti. Le portate d'acqua di raffreddamento sono corrette? Se manca l'elettricità, i compressori sono alimentati? I trasformatori e i quadri elettrici sono protetti e isolati da alluvioni e maremoti? Quanta autonomia hanno i dispositivi? Quale capacità hanno i serbatoi? E così via. Lo studio sui documenti poi viene verificato sul campo. E in qualche caso saranno condotte sperimentazioni dal vivo ed esercitazioni pratiche.

Si comincerà con le centrali più vecchie e di concezione superata come la tecnologia ad acqua bollente così comune per esempio in Germania. E molte vecchie centrali tedesche andranno in pensione, sostituite da quelle a carbone.

IL BUSINESS
62 reattori
Gli impianti in costruzione

È il numero delle centrali atomiche in costruzione in tutto il mondo. Di queste 27 sono previste in Cina, 11 in Russia, 2 in Giappone e 1 in Francia.

3,5 miliardi
Il costo medio

Gli impianti più costosi sono quelli di ultima generazione, gli Epr da 1600 megawatt, tra 4,5 e 5 miliardi di euro. I più economici sono quelli acquistati dalla Corea del Sud il cui costo si aggira tra i 2,5 e i 3 miliardi di euro.

217 miliardi
Investimenti complessivi

Sono le risorse che i sedici paesi in cui sono in costruzione centrali atomiche hanno già stanziato. Una parte di queste è già stata spesa

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