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Questo articolo è stato pubblicato il 22 marzo 2011 alle ore 06:41.

Il Cda di Generali è ormai un fiume in piena. Ieri il presidente Cesare Geronzi, rispondendo ad una lettera di tre consiglieri indipendenti della compagnia (indicati da Assogestioni), ha ritenuto non opportuno prendere ufficialmente posizione sulle dichiarazioni del vicepresidente Vincent Bolloré in merito alla put in mano al finanziere ceco Petr Kellner per uscire dalla parnership con Generali (Ppf).
In serata un nuovo colpo di scena con una lettera del ceo Perissinotto a Geronzi: nella lettera l'amministratore delegato esprime le sue «perplessità» sull'equidistanza del presidente in merito ale dichiarazioni di Bolloré, «potenzialmente lesive» degli interessi della compagnia. Per questo chiede un intervento più deciso per ristabilire il rispetto delle regole.
E intanto nel pomeriggio era tornato alla carica Diego Della Valle, consigliere d'amministrazione che ha ingaggiato da mesi un confronto serrato con lo stesso Geronzi: «Fidatevi solo di quel che dice Perissinotto – ha dichiarato ieri riferendosi al group ceo della compagnia – le Generali sono una società seria, non badate alle stupidaggini che sentite dire in modo irresponsabile».
In un confronto interno in cui i toni non accennano ad abbassarsi sarebbe intanto intervenuta anche la Consob per sollecitare Generali a rendere pubblica in tempi stretti sul suo sito web (dovrebbe avvenire oggi) la nota integrativa al bilancio che fa appunto riferimento alla opzione finanziaria di cui ha parlato Bolloré.
Le ostilità, come è noto, erano partite con la clamorosa decisione del finanziere bretone di astenersi sul bilancio 2010 della compagnia triestina sollevando, in una successiva intervista, il problema della put da 3.000 milioni che Kellner potrebbe esercitare rivendendo a Generali il suo 49% della partnership.
I tre consiglieri indipendenti Cesare Calari, Carlo Carraro e Paola Sapienza, letta l'intervista, hanno subito inviato una lettera a Geronzi chiedendogli di replicare ufficialmente a Bolloré sul fatto che l'esposizione di Generali sarebbe molto inferiore ai tre miliardi e che comunque una completa trasparenza contabile sulla questione era presente fin dall'inizio nella nota integrativa al bilancio e non sarebbe stata raggiunta solo in seguito all'intervento del vicepresidente. Parole pesanti nelle quali, sostanzialmente, si accusa Bollorè di aver diffuso informazioni fuorvianti nei confronti della compagnia.
Chiamato in causa però Geronzi ha ritenuto di non dover prendere la parti di alcuno in questa contesa. «Data la chiarezza della situazione - ha spiegato in una sua lettera – non ritengo che ricorrano i presupposti per una mia dichiarazione». Lo stato economico, finanziario, patrimoniale, nonché i fatti rilevanti della gestione «sono rappresentati nel bilancio e nella relativa relazione delle Generali che saranno, nei termini di legge, messi a disposizione del pubblico». Invece non compete al presidente – ha detto ancora – «inseguire singoli comunicati, prese di posizioni e dichiarazioni varie. Ogni consigliere si assume la responsabilità della proprie dichiarazioni». Anche Kellner, così come Geronzi, ha preferito ieri tenersi fuori dalla mischia: «Ppf non ha nulla da dire, perché la politica del gruppo è di discutere internamente al consiglio di amministrazione le tematiche attinenti al consiglio di amministrazione», ha fatto dire a un portavoce.
Oggi, comunque, il velo dovrebbe alzarsi sulla sua put e finalmente il mercato sarà messo in condizione di giudicare. In sé la questione appare destinata a sgonfiarsi. Quando nel 2007 venne costituita la partnership di Ppf, l'intera società fu valutata 5,1 miliardi. A quel tempo, pertanto il 49% valeva poco più di 2,5 miliardi. Le put e le call che le parti si sono scambiate - rappresentano la norma in accordi del genere – indicavano anche un criterio per definire la rivalutazione nel corso degli anni ed il prezzo di esercizio di quelle opzioni ad una data convenuta (2014). Anche queste metodologie, standardizzate e sottoposte a perizie di legioni di advisor, non dovrebbero contenere sorprese.
Tra l'altro Kellner potrebbe esercitare la sua put come ultima istanza se non fosse possibile quotare la società e se non si trovasse un compratore. Infine dovrebbe volerlo e anche questa condizione sembra al momento remota visto che il finanziere ceco ha preferito entrare in affari con Generali (anziché vendere le sue società a competitor blasonati come Allianz o Axa) perchè intenzionato ad un legame di lungo periodo con il Leone. Un legame peraltro confermato dal recente investimento diretto nella compagnia triestina dove ormai detiene il 2% del capitale sociale. Non è chiaro perché dovrebbe metterla in difficoltà danneggiando il suo investimento.
I PROTAGONISTI
Vincent Bolloré
Il finanziaere francese, vicepresidente del Leone, è stato l'unico ad astenersi al momento del voto sul bilancio 2010. Sotto accusa le condizioni dell'alleanza con la Ppf di Petr Kellner, azionista di Generali
Giovanni Perissinotto
L'operato del group Ceo di Generali è stato difeso da molti azionisti. Ieri sera un nuovo colpo di scena: il ceo ha inviato una lettera al presidente Geronzi chiedendo chiarimenti
Cesare Geronzi
Il presidente del Leone Cesare Geronzi in un comunicato ha detto che non intende entrare nel merito delle dichiarazioni di Vincent Bolloré e lascia a chi parla la responsabilità di ciò che dice
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