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Questo articolo è stato pubblicato il 23 marzo 2011 alle ore 09:45.
Con il 29% delle azioni ormai in mano ai francesi, fermare il gruppo Lactalis appare non solo difficile, ma rischioso per l'immagine del Paese. Con il 29% non c'è obbligo di Opa e solo un'offerta concorrente (il mercato si attende la proposta di Ferrero) potrebbe a questo punto tentare di riportare l'azienda di Parma sotto il controllo italiano.
Quando Parigi ha bloccato le scalate straniere, compresa quella dell'Enel a Suez o quella della Pepsi alla Danone, lo ha fatto sempre con estrema aggressività, ma prima che fossero rastrellati i titoli delle aziende francesi. Altrimenti si tratterebbe non di protezionismo, ma di nazionalizzazione.
Il governo italiano fa bene a voler tutelare aziende di settori strategici, ma deve fare tesoro del caso Parmalat, non farlo diventare un caso internazionale. Se i francesi sono giunti indisturbati al 29% della Parmalat è perché nessuna azienda italiana ha voluto finora raccogliere l'invito - che pure da tempo aveva lanciato Banca Intesa - ad aderire a una cordata nazionale sul gruppo emiliano. Se Lactalis avesse violato le norme del Testo Unico della finanza con la sua scalata, la Consob – anche un suo intervento non sembra al momento escluso – sarebbe già certamente intervenuta bloccando l'operazione. Pensare di utilizzare il fisco contro i francesi, potrebbe rivelarsi un'arma spuntata: sulla base delle norme europee, Lactalis potrebbe addirittura invocare la libertà di scelta del regime fiscale europeo che preferisce. In Italia ci sono tante imprese che comprano aziende all'estero, e ciò di cui hanno bisogno per competere è di un sistema paese alle spalle, non di un paese senza regole. Difendere la libera circolazione dei capitali in Europa e la libertà di stabilimento - all'interno della quale si inserisce l'acquisto di pacchetti azionari - significa difendere non solo un principio-base del mercato europeo, ma la certezza stessa del diritto con cui i nostri imprenditori acquistano aziende all'estero. Ecco perché è un bene fare tesoro del caso Parmalat: se oggi sarà definito il decreto sui settori strategici, il governo avrà a disposizione delle armi vere per difendere legittimamente il meglio dell'industria italiana.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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