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Questo articolo è stato pubblicato il 24 marzo 2011 alle ore 06:42.
Il mercato petrolifero, già nervoso durante la sollevazione egiziana, è in piena turbolenza da quando l'esplosione della crisi libica ha risvegliato il timore di non avere greggio a sufficienza. Ieri il Wti ha chiuso ai massimi da oltre due anni (105,75 $/barile). Ma è sul mercato fisico che si osservano le anomalie più forti. In questo mese davvero movimentato – che sul fronte dei consumi è stato segnato anche dal disastro giapponese – non si sono viste carenze di petrolio, né dovrebbero verificarsene nei mesi a venire, neppure se Libia, Yemen ed Egitto dovessero fermare tutte le esportazioni. La mancanza di qualità sweet libiche – e ora anche del Marib yemenita, dopo l'attentato a un oleodotto – insieme alla necessaria sostituzione di capacità nucleare giapponese con olio combustibile a basso tenore di zolfo, ha tuttavia messo le ali ai differenziali per i greggi a basso tenore di zolfo. L'Azeri Light, probabilmente la qualità più richiesta, è passato da 2,5 a 4,3 $/bbl di premio sul Brent per consegna Augusta. Volano anche i greggi nigeriani e l'algerino Saharan Blend: i listini per aprile sono stati alzati rispettivamente di 1,8 e 1,5 $/bbl. L'ultimo tender siriano per la qualità Syrian Light è stato aggiudicato ad un astronomico Brent +1,35 $/bbl. Anche il differenziale fra olio combustibile ad alto zolfo (Atz) e a basso zolfo (Btz), passato da 10 a 75 $/tonn, conferma la radicalizzazione dello spread fra qualità sweet e sour.
L'altra faccia della moneta è che, con prezzi assoluti così alti, che penalizzano le qualità più ricche di prodotti pesanti, e col massiccio afflusso di greggi sauditi ed iraniani, il sour perde valore ogni giorno: ieri in Mediterraneo l'Ural era scambiato a -3,85 $/bbl sul Brent, cioè 2,45 $ meno di 3 settimane fa, quando il panico per la Libia aveva scatenato gli acquisti. Peggio ancora sta andando per i greggi "pesantissimi", anche per il forte ritardo di una stagione bitumi che, senza la domanda nordafricana, potrebbe deludere fino all'estate.
L'arbitraggio chiuso verso est (il Brent-Dubai è oltre 6 $/bbl ) e verso ovest (il Wti-Brent resta a -10 $/bbl) dovrebbero continuare a concentrare la disponibilità di greggio in Europa, in mancanza di una seria correzione del prezzo assoluto, e i differenziali sour saranno ancora soggetti a tremenda pressione. Le basse lavorazioni e il calo delle scorte di prodotti (negli Usa l'Eia segnala per la settimana scorsa un calo di oltre 5 milioni di barili per gli stock di benzine) dovrebbero comunque aiutare i margini di raffinazione, che non solo stentano, ma non sono abbastanza prevedibili da consentire una normale programmazione industriale.
Tornando al rischio approvvigionamento, l'unica fonte di vera preoccupazione è il Bahrein, staterello che dista 20 km dall'area dove sono concentrati i pozzi sauditi. Viste l'eccedenza d'offerta e la capacità Opec inutilizzata, qualsiasi problema in qualsiasi paese produttore di greggio appare risolvbile. L'unica eccezione è l'Arabia Saudita.
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