ROMA. Cominciavano a essere molte le lettere di risparmiatori in redazione. Tutte per chiedere notizie della Européanne de Gèstion Privée, consociata romana della franco lussemburghese Dharma, commissariata sia in Italia sia in Francia e sotto inchiesta della Procura capitolina. Ieri è scattata l'operazione del Nucleo speciale di Polizia Valutaria di Roma, che ha portato in cella cinque dei presunti responsabili di un crack che oltre a coinvolgere 800 clienti, avrebbe provocato un buco da circa 170 milioni di euro.

A Regina Coeli, su ordine di custodia cautelare del Gip romano Simonetta D'Alessandro, sono finiti Gianfranco Lande, numero uno di Egp Italia, Raffaella Raspi, il fratello Andrea Raspi, Roberto Torregiani e Giampiero Castelli de Villanova, tutti uomini di esperienza nel campo dell'intermediazione finanziaria, in qualche caso ex promotori finanziari o ex dipendenti bancari, ritenuti dai pm Luca Tescaroli e Francesco Ciardi, elementi chiave di una rete informale che puntava al collocamento di strumenti finanziari. Nel corso dell'operazione che non ha ancora un nome ufficiale (potrebbe essere battezzata «Fondo perduto») il Nucleo ha impiegato almeno un centinaio di militari che hanno perquisito le abitazioni degli arrestati e le sedi delle società in cui operavano. A cominciare dalla sede dell'Egp dove oggi lavora il commissario liquidatore nominato per decreto dal ministero per l'Economia Gianluca Brancadoro. Sono state poi sequestrate le quote di 26 società riferibili agli indagati, tutte controllate dalla società franco lussemburghese Dharma Holding Sa.

Tra queste figurerebbero la European Investment Management ltd delle Bahamas, la lussemburghese Agharti Sa la Financial tradeware plc, l'elvetica européenne de géstion privée Sa, la Agharti Sa, la succursale romana della Financial Tradeware Plc e le francesi Egp Fonds et Gestion e la Egp Courtage. Per la gestione e la messa in sicurezza delle società sottoposte al provvedimento di sequestro preventivo è stato nominato un custode giudiziario: la scelta è caduta sul commercialista Igor Catania dello studio Mottura. Tra i clienti romani del gruppo risultano anche alcuni nomi noti degli ambienti romani oltre che alcuni soci del esclusivo circolo sportivo Aniene. Tra questi anche il senatore Paolo Guzzanti, che aveva confermato a «Plus 24» di essere stato cliente del Torregiani, detto «Magnum P.I.» per la somiglianza con l'attore americano Tom Selleck. Coinvolti anche altri parenti del senatore tra cui la figlia Sabina. Tra gli investitori figura anche la soubrette Samantha de Grenet e la nobildonna Claudia Ruspoli. Contrariamente a quanto era emerso in un primo momento non risulterebbe la presenza del cantante e attore Massimo Ranieri nelle liste dei clienti.

Gli inquirenti sospettano un classico «Schema Ponzi», anche per la durata della società. La «catena degli investimenti» andava avanti, secondo alcuni, almeno da 15 anni: ai clienti venivano garantiti ritorni compresi fra il 5 e il 15% sugli investimenti effettuati e per alcuni mesi le promesse erano effettivamente rispettate. Ma dopo alcuni mesi di pagamenti regolari, i clienti non hanno ricevuto più gli interessi e il crack ha inghiottito anche il loro capitale.

Salvatore Sciullo, difensore del numero uno di Egp Italia Gianfranco Lande e di Raffaella Raspi, ha dichiarato: «I miei assistiti avevano già dato ai pubblici ministeri la loro disponibilità a essere sentiti per fornire tutta la collaborazione e i chiarimenti del caso già a settembre 2010, quando ci furono le prime perquisizioni. I pm hanno ritenuto di non ascoltarli. Lande e Raspi sono sempre rimasti a disposizione in Italia».