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Questo articolo è stato pubblicato il 25 marzo 2011 alle ore 08:37.

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Cambia leggermente la sostanza del decreto legge anti scalate varato mercoledì scorso dal governo. Il provvedimento corregge il tiro rispetto a quanto previsto prima, con l'obiettivo di lasciare i margini di manovra necessari al cavaliere bianco made in Italy che potrebbe scendere in campo per salvare Parmalat. Il decreto non si è reso tanto necessario per consentire al gruppo di Collecchio di rinviare l'assemblea a giugno, perché questo è già consentito dal suo statuto, quanto per poter sconvocare un'assemblea già fissata e per la quale erano state depositate le liste per l'elezione del nuovo cda.

Ma se in un primo momento veniva stabilito che restavano valide, nella nuova convocazione, le liste già depositate, con l'aggiunta di ieri viene consentita anche la possibilità di presentare nuove liste. Non solo: il decreto prevede che «qualora sia stata convocata con il medesimo avviso anche l'assemblea straordinaria, questa può parimenti essere rinviata a nuova data». Da quanto indicato si desume che viene lasciata una porta aperta per permettere a un potenziale concorrente di Lactalis di presentare una propria lista concorrente.

La parte sulle assemblee straordinarie sembra aggiunta invece per evitare che gli scalatori francesi possano avere appigli legali per invalidare la nuova convocazione. Parmalat aveva infatti fissato per il 14 aprile un'assemblea sia ordinaria che straordinaria; in seconda parte era prevista un'emissione gratuita e la modifica di alcuni articoli dello statuto. Non è del tutto da escludere, però, che a quel punto possa anche essere proposta un'integrazione dell'ordine del giorno per portare all'esame dell'assemblea operazioni straordinarie, quali ad esempio – anche se pare improbabile che tutto sia pronto entro due mesi – una fusione Ferrero-Parmalat.

«Non ci fa altro che piacere» l'offerta di aiuto di Confindustria per difendere l'italianità di Parmalat, ha affermato ieri il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, «ma occorre un intervento molto più deciso e certamente coordinato con le autorità europee». Susanna Camusso, leader della Cgil, ha commentato: «Allo stato c'è un provvedimento, che di per sè può essere utile oppure no. Per essere una manovra di sbarramento – ha detto – ha bisogno di qualcosa in più, di imprenditori pronti a scommettere, di un sostegno alla politica industriale che non c'è». Una cordata italiana per Parmalat sarebbe «auspicabile», ha chiosato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, «ma a questo punto potrebbe essere tardi». (L.Ser.)

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