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Questo articolo è stato pubblicato il 29 marzo 2011 alle ore 07:50.

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Più un'opportunità che un obbligo. Nel luglio del 2014 il finanziere ceco Petr Kellner potrà, a certe condizioni, liquidare la partecipazione del 49% che detiene nella joint venture costituita nel 2007 con le Generali (Ppf - Generali) ma il gruppo italiano avrà vie d'uscita alternative al pagamento di una put il cui valore è stato stimato in questi giorni tra 2,5 e 3 miliardi di euro. Potrà quotare la società o mettere all'asta la quota di Kellner. Su richiesta della Consob Generali ha ieri alzato il velo sugli accordi con il finanziere ceco Petr Kellner , oggetto nei giorni scorsi di illazioni e sospetti soprattutto dopo che il vicepresidente della compagnia Vincent Bolloré si era astenuto cui conti 2010 del gruppo motivando il suo gesto inusuale proprio con la scarsa chiarezza della partita ceca (peraltro risalente ad altri esercizi). Con le precisazioni delle Generali la partita, dal punto di vista tecnico, sembra destinata a sgonfiarsi ma rimane invece aperta quella "politica" dei contrasti insorti all'interto del board della compagnia.

Le precisazioni della compagnia ribadiscono soprattutto la correttezza contabile - contestata da Bolloré - di non aver contabilizzato come debiti le possibilità di exit di Kellner in quanto. Gli accordi, sottoscritti nel 2007 e rinegoziati nel 2009, costituiscono dunque per Generali «un'opportunità, e non un obbligo, di investimento, a condizioni prestabilite, che la Compagnia avrà nel momento in cui il socio di minoranza dovesse decidere di esercitare il proprio diritto di exit». Per questo non sono stati computati tra i debiti.

Molti sospetti, in questi giorni , si erano diffusi su eventuali garanzie fornite a Kellner dal gruppo italiano in merito alle sue posizioni debitorie. La replica di Generali è secca. Gli interrogativi avevano preso spunto dalle modalità concordate tra i due partner nel momento (2009) di rinegoziare i loro accordi fino al luglio 2014. Modalità che sono state ieri dettagliatamente indicate. Nel caso fosse esercitata la put alla scadenza convenuta e che Generali rilevasse il 49% della joint venture, il prezzo sarebbe pari a quello più elevato tra il valore di mercato della partecipazione ed un valore base di 2,5 miliardi, maggiorato degli interessi relativi al finanziamento bancario ottenuto nel 2009 da Kellner - una linea di credito attivata per 1,3 miliardi - e degli interessi del prestito di 400 milioni sottoscritto dal gruppo Generali. Sul fronte opposto la compagnia italiana otterrebbe in contropartita, i dividendi percepiti dal suo partner ceco nel corso di questi anni. La ratio è chiara. Nel 2009 le Generali presero posizione sull'intero rischio di impresa della partnership e Kellner sugli oneri del finanziamento ottenuto in alternativa all'esercizio della put. Va anche aggiunto che in questi anni la partita è risultata vantaggiosa per Generali visto che gli interessi sui debiti sono stati inferiori ai dividendi percepiti.

Inoltre la put rappresenta l'ultima strada. Tra l'1 ed il 10 luglio 2014, qualora Generali e Kellner non dovessero raggiungere un accordo sul rinnovo della loro joint venture e non fosse possibile rifinanziare il debito di Kellner saranno esplorate diverse strade. La prima sarà quella di quotare il 75% della joint venture. In alternativa la partecipazione di Kellner potrà essere venduta all'asta, semprechè Generali non decida di acquisire l'intera partecipazione.

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