Storia dell'articolo

Chiudi

Questo articolo è stato pubblicato il 30 marzo 2011 alle ore 07:52.

My24

Il business alimentare italiano fa gola da anni alle grandi multinazionali del settore. Un interesse trasversale, dai formaggi ai gelati, da vini e liquori all'acqua minerale. La prossima operazione sarà il closing entro aprile dell'acquisto dei Salumi Fiorucci da parte della spagnola Campofrio food.
Se guardiamo alla classifica dei leader di mercato dell'alimentare – rivela Nomisma – troviamo quattro gruppi esteri tra i primi dieci. Se si rielaborano i dati di fatturato si può ipotizzare che sui primi dieci gruppi gli stranieri contano per almeno il 30%.

L'alimentare è strategico per il nostro sistema produttivo. Il fatturato dell'industria si è attestato nel 2010 sui 124 miliardi (+3,35 rispetto al 2009 secondo le stime Federalimentare); gli addetti sono oltre 400mila. Con una quota del 12% l'alimentare si posiziona al secondo posto nella classifica (per fatturato) dei comparti produttivi dopo la metalmeccanica.

Le esportazioni dei prodotti alimentari italiani si attestano nel complesso sui 21 miliardi di euro (+11% circa tra 2009 e 2010) e rappresentano il 7% circa dell'intero export nazionale. Le vendite sui mercati internazionali superano di gran lunga le importazioni e così l'alimentare resta nel complesso uno dei pochi settori con un interscambio largamente attivo: oltre 4 miliardi di euro. Da non dimenticare poi il fatto che l'80% dell'export alimentare italiano è costituito da prodotti industriali di marca. Il nostro Paese è inoltre leader in Europa (e in campo globale) per produzioni agro-alimentari certificate; il comparto degli alimentari a denominazione protetta sviluppa un fatturato di circa 12 miliardi, di cui 3 miliardi sui mercati esteri.

Inoltre, il made in Italy alimentare nel complesso è tra le produzioni al mondo con il più alto indice di contraffazione o di imitazione. Il cosiddetto italian sounding, ossia l'insieme dei prodotti alimentari che utilizzano in maniera surrettizia denominazioni italiane, sui principali mercati internazionali vale oltre 52 miliardi l'anno.

Acquisire marchi italiani dell'alimentare per un gruppo internazionale significa quindi esser presente in un business molto ampio. Negli ultimi due anni almeno gli italiani hanno tirato un po' la cinghia sui consumi ed hanno risparmiato sulla spesa (la flessione cumulata degli acquisti food si attesta intorno al 2,5%), ma il valore complessivo ha il ragguardevole valore di oltre 204 miliardi (stime Federalimentare) a fronte dei circa 750-800 miliardi che le famiglie italiane destinano ogni anno complessivamente ai consumi. Un mercato ampio sul quale i grandi gruppi hanno iniziato a puntare con interesse crescente da molti anni. La quota di competenza estera nell'alimentare italiano è indubbiamente consistente.

Formaggi
La multinazionale americana Kraft aveva rilevato nel 1985 la linea di produzione di formaggi fondata nel 1908 dalla famiglia lombarda Invernizzi. Nel 2003 nuovo cambio di proprietà: Kraft cede Invernizzi a Lactalis che a sua volta aveva rilevato dalla multinazionale svizzera Nestlè la linea di formaggi Locatelli. Il gruppo francese si aggiudica così alcuni dei prodotti alimentari simbolo del baby boom degli anni 60.
È della fine degli anni 80 la cessione al gruppo francese Danone della società casearia Galbani, un altro marchio simbolo dell'Italia del boom economico. Galbani transita poi dal fondo Bc partners e finisce alla Lactalis nel 2006. Così la multinazionale consolida le posizioni.

Gelati
Il marchio Algida fa capo all'Unilever e Motta è nell'orbita di Nestlè dalla privatizzazione Sme (Iri).

Pasta
Nestlè rafforza notevolmente le posizioni in Italia alla fine degli anni 80 con l'acquisizione delle attività Buitoni-Perugina dalla Cir di Carlo De Benedetti. Oggi i due marchi, sviluppati all'inizio del secolo scorso per iniziativa di Giovanni Buitoni e soci, sono portabandiera dell'alimentare italiano in campo internazionale. Buitoni contraddistingue linee di pasta fresca e sughi. I Baci Perugina sono conosciuti a livello globale.

Acqua minerale
Anche in questo settore Nestlè ha un ruolo leader. Nel 1994 ha acquisito la Sanpellegrino (società di acque minerali che controlla a sua volta anche l'acqua Panna), fondata alla fine del 1800 in provincia di Bergamo. La Sanpellegrino è oggi tra i leader mondiali delle acque minerali. Ha fatto shopping in Italia, nel settore delle acque, anche la multinazionale Coca cola, rilevando la Fonti del Vulture che produce l'Acqua Lilia.

Alcolici
Nel 1993 fece scalpore l'acquisto della italiana Martini & Rossi da parte della multinazionale degli spirits Bacardi, con origini cubane. Grazie all'operazione italiana, il gruppo Bacardi-Martini ha consolidato le posizioni di leader internazionale nell'ambito degli alcolici.

Birra
La Birra Peroni, fondata in Lombardia intorno alla metà del 1800 e di sede a Roma dal 1864, è passata nel 2003 al colosso multinazionale SabMiller. Oggi la Peroni Nastro Azzurro è tra i brand globali del gruppo.
Chi non ricorda la «birra del baffone»? Fondata a Udine nel 1859, la Moretti fa oggi capo al colosso olandese Heineken.

Olio
Con la privatizzazione del gruppo alimentare pubblico Sme (Iri) finiscono nel 1993 alla multinazionale Unilever i marchi Bertolli e Carapelli, rilevati nel 2008 dalla spagnola Sos.

Commenta la notizia

Listino azionario italia

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Principali Indici

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

301 Moved Permanently

Moved Permanently

The document has moved here.

Shopping24

Dai nostri archivi