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Questo articolo è stato pubblicato il 02 aprile 2011 alle ore 09:14.

Le armi del Cavaliere biancoLe armi del Cavaliere bianco

Della cordata industriale italiana che dovrebbe strappare Parmalat dalle braccia di Lactalis non c'è alcuna traccia all'orizzonte. C'è invece, a portata di mano, la decisione del governo di attivare la Cassa depositi e prestiti perché assuma quote di capitale in aziende considerate strategiche per il paese. È a questo punto probabile che, nei tre mesi che ci separano dall'assemblea degli azionisti Parmalat, rinviata al 28 giugno, sia proprio la Cdp a indossare l'abito del «cavaliere bianco». Anzi, c'è chi sostiene che la Cassa stia già studiando il dossier.
Le strade che ha dinanzi a sé, nel caso decida di intervenire, potrebbero essere due: rilevare sul mercato un pacco di titoli Parmalat, mantenendosi appena sotto il livello dell'Opa obbligatoria, ma al di sopra del 29% detenuto dai francesi, oppure lanciare senza indugio un'Offerta pubblica d'acquisto. La prima soluzione sarebbe meno onerosa ma più rischiosa, perché al momento della conta delle azioni potrebbero sorgere controversie legali. La seconda sarebbe più costosa, ma avrebbe il pregio di tagliare la testa al toro e di essere remunerativa per tutti i soci, in special modo per i piccoli obbligazionisti danneggiati da Calisto Tanzi che convertirono i loro bond in azioni dell'odierna Parmalat.
Il titolo ieri quotava in Borsa 2,39 euro, pari a una capitalizzazione di 4,157 miliardi, mentre i francesi lo hanno rastrellato a 2,50-2,55 euro, pari a un valore della società di 4,375 miliardi; valore che, in caso d'Opa, sarebbe destinato a crescere. Se a questa somma aggiungiamo il miliardo e passa distribuito agli azionisti in cinque anni sotto forma di dividendi e azioni gratuite, il risultato per i risparmiatori tuttora in possesso del titolo potrebbe considerarsi soddisfacente.
Con un intervento pubblico su Parmalat, il governo otterrebbe vari risultati. Difenderebbe la nazionalità dell'azienda. Difenderebbe il sistema agricolo che sta a monte dell'industria lattiero-casearia nazionale e che comprende decine di migliaia di allevatori: un bacino elettorale peraltro caro alla Lega. E affermerebbe il principio di reciprocità secondo cui si può fare in Italia solo ciò che è consentito fare anche in Francia.
Il passo contestuale alla blindatura del controllo sarebbe il rafforzamento manageriale del gruppo, il potenziamento della plancia di comando della nave, per l'attuazione di un piano di sviluppo industriale.

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