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Questo articolo è stato pubblicato il 05 aprile 2011 alle ore 11:05.

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Con le Borse instabili l'istinto del risparmiatore è un cigno nero (La protagonista del film "Il cigno nero" Natalie Portman)Con le Borse instabili l'istinto del risparmiatore è un cigno nero (La protagonista del film "Il cigno nero" Natalie Portman)

«Cerco un centro di gravità permanente». La chimera cantata da Franco Battiato? È inseguita da diversi investitori, soprattutto in questo periodo. Disastri naturali, rivolte in Nordafrica, possibili default sovrani nella Ue: molto induce instabilità nel risparmiatore. Timori della mente che influenzano i mercati, come dimostra la recente tragedia in Giappone.

Nella mente dei trader
L'11 marzo scorso, dopo il terribile terremoto-tsunami, la Borsa di Tokyo è scesa di poco (-1,7%), mentre Wall Street ha chiuso addirittura in rialzo. E sì che le immagini del disastro avevano riempito le tv di tutto il mondo e l'incubo nucleare già agitava il sonno di molti.
Il vero crollo avviene quattro giorni dopo: il Nikkei cede il 10,6% e le Borse occidentali perdono tra l'1,4 e il 3,2 per cento. Perché il ritardo? «Di fronte a notizie catastrofiche non ancora definite - risponde Enrico Maria Cervellati, docente di finanza aziendale all'università di Bologna - il nostro cervello, per il principio di avversione alle perdite, tende a rifiutare l'evento negativo». Allontana da sé la possibile sofferenza. La mente, aiutata dalla dimensione locale del disastro, si aggrappa a immagini rassicuranti. Per esempio: il Governo limiterà i danni. In questo modo, la situazione viene sottostimata: non c'è corsa alle vendite.
Dopo un po' di tempo i fatti sono comunque assimilati. «Il cervello, però, non passa ai raggi X tutti i dati disponibili. Sfrutta delle scorciatoie: recupera le immagini più facilmente disponibili o che l'hanno colpito di più». Di fronte all'incidente di Fukushima, molti hanno "ripescato" l'episodio di Chernobyl. E l'hanno considerato rappresentativo di ciò che sta accadendo in Giappone. Il risultato? Vista la valenza "globale" del rischio radioattivo, una sovrareazione emotiva e la lettera su molte azioni. Certo: ci sono state vendite selettive degli istituzionali; gli hedge fund sono andati short per sfruttare il rimbalzo. Tuttavia, il ritardo nella reazione del mercato può giustificarsi anche con l'agire "irrazionale".

Instabilità di Borsa
Già, l'emotività. Simili meccanismi si ripetono sempre più spesso. Situazioni che l'investitore deve comprendere e interpretare. «Anche perché - specifica Salvatore Rizzello, docente di economia cognitiva dell'università del Piemonte orientale - sono ambiti in cui si passa dal rischio all'incertezza». Vale a dire? «Normalmente le persone usano i due termini come sinonimi: in realtà, il primo indica la probabilità di un evento cui gli operatori pretendono di dare un prezzo; il secondo, invece, è il non quantificabile». Una situazione, giocoforza, difficile da gestire. Ma non è solo l'alea: di crisi in crisi, il mercato si sta assuefacendo agli eventi negativi.

Gli indici da monitorare
L'eccezione diventa la regola. Un indizio? L'indice di volatilità, il Vix. Questo paniere di opzioni sull'S&P 500, se la Borsa crolla, balza verso l'alto e viceversa. A fine 2008 arrivò oltre quota 70: attualmente, seppur con alcuni picchi, è sotto a 20. Molti si consolano: è il segno di fondamenta solide. Altri ribattono: di cigno nero in cigno nero, il Vix si è addormentato. «È più utile - dice Mario Spreafico, direttore investimenti Schroders Italia - monitorare indicatori quali il Baltic dry index. L'indice definisce il valore dei noli sui trasporti marittimi mondiali e non è "viziato" da contratti finanziari. È un'ottima cartina di tornasole della tendenza della congiuntura». Così come, sul fronte del cigno nero-debiti sovrani Ue, è buona cosa monitorare lo spread tra i titoli di Stato e un benchmark: il Bund tedesco. Ma i Cds? Da maneggiare con cura: scambiati su piattaforme opache come gli over the counter, possono essere manipolati.

Trucchetti per investire
Fin qui gli indicatori: ma quali gli errori nell'instabilità? «Uno sbaglio tipico - risponde Cervellati - è il confirmation bias. Cioè, diamo più importanza a ciò che conferma la nostra tesi.Così, di fronte alla novità, allunghiamo i tempi di reazione. O peggio». Vale a dire? «Nel trading può portare all'eccesso di confidenza e all'iper-operatività. Se c'è forte volatilità, si rischia la minusvalenza». Una soluzione è fissare degli stop loss. «Non sono d'accordo - ribatte Davide Biocchi, esperto investitore e vincitore del Top trader 2007 -. Nell'intraday il titolo può cedere il 5% e recuperare l'8. Se fisso lo stop loss troppo "alto" perdo il rimbalzo. Meglio ridurre il rischio-mercato: aumentare il numero di operazioni e accorciarne il timing». Una strategia, però, valida tra i day trader.

E chi è più tranquillo? Deve, negli eventi critici, considerare un duplice aspetto. Il primo: gestire il caos informativo. «La competenza - osserva Cervellati - non basta. In questi casi è utile costruirsi un database sulle operazioni fatte e non fidarsi della propria memoria; poi, annotare le conseguenze alle nostre scelte d'investimento per non ripetere l'errore».
Il secondo: la forte correlazione degli asset. Per Hsbc, durante le crisi, le strategie di trading si polarizzano. Se si stimano "buone" le prospettive future, nel medio periodo, c'è assunzione del rischio e s'investe. Diversamente, si vende. La diversificazione tra asset perde forza e le caratteristiche del singolo titolo passano sullo sfondo: se l'intero comparto scende, calerà anche lui. La soluzione? Avere un orizzonte temporale più ampio nel quale, è probabile, i migliori fondamentali faranno la differenza. Fino, ovviamente, alla prossima crisi.

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