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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 07:42.
Il Governatore della Banca d'Italia plaude alla decisione di alcune banche italiane di rafforzare il proprio capitale. Al termine della riunione del Financial stability board, l'organismo internazionale da lui presieduto, che riunisce i regulators (banche centrali, ministeri, autorità di controllo dei mercati) dei paesi del G20, spiega che gli aumenti di capitale annunciati sono segnali «molto, molto incoraggianti» e dimostrano che é stato accolto «l'invito» avanzato dallo stesso Mario Draghi durante la riunione del Forex club a Verona in febbraio. Nel suo comunicato il Fsb torna a sottolineare, come invito a livello internazionale «l'esigenza di rafforzare i sistemi bancari deboli, utilizzando i prossimi cicli di stress test per correggere rapidamente ogni punto debole evidenziato».
Alla richiesta di esprimere un commento sulla situazione del sistema creditizio italiano, Draghi non si tira indietro. E spiega: «Come ho detto molte volte, le banche italiane sono uscite dalla crisi finanziaria largamente illese, senza nessun sostegno pubblico». Da questo punto di vista, aggiunge il Governatore, non vi sono stati in Italia i problemi sperimentati in altri paesi. Ora però anche le aziende di credito italiane hanno a che fare con un ciclo di business la cui severità non deve essere sottovalutata. «In Italia, come nel resto d'Europa sono aumentate le perdite sul credito di tipo tradizionale» e occorre «far fronte ad un peggioramento dello scenario». Proprio per via di questo diverso scenario congiunturale e per la prospettiva di Basilea 3 afferma il Governatore «ho avvertito le banche che sanno di dovere aumentare il capitale di farlo prima, piuttosto che dopo. Ed é quello che stanno facendo». Nell'ultimo mese, come si sa, si sono mosse verso l'aumento di capitale UbiBanca e Intesa Sanpaolo mentre anche Mps potrebbe decidere a breve.
All'Fsb sono molti i cantieri ancora aperti, in uno scenario nel quale, come spiega la nota diffusa ieri il «sistema finanziario globale si sta irrobustendo grazie al programma di riforme finanziarie sebbene rimangano sacche di debolezza nel sistema bancario globale».
La discussione sul capitale delle grandi banche internazionali a rilevanza sistemica (Sifis) per le quali dovrebbero essere previsti ratios di capitalizzazione e cuscinetti di liquidità più elevati, è ancora in corso, ha spiegato ieri Draghi e non esiste una lista (in Italia si ritiene che potrebbero ricadere nella definizione di Sifis, seppure non a raggio globale, Unicredit e Intesa Sanpaolo).
Ma l'asticella più elevata di capitale, che tuttavia il mercato già stima intorno al 10% di Core Tier1 per le grandi banche, è comunque «solo un aspetto» del lavoro dell'Fsb che avrà termine al G20 di novembre: gli altri "pilastri" delle nuove regole allo studio sono la definizione di un nuovo regime di risoluzione delle crisi e l'esigenza di accrescere la supervisione a livello globale. E più vigilanza richiedono anche secondo il presidente del Financial stability board alcuni strumenti finanziari rischiosi che si stanno sviluppando sui mercati delle materie prime, come gli Etf o Exchange traded fund: «Il prolungato contesto di bassi tassi di interesse a livello globale, determinatosi a seguito della crisi economica, sta spingendo gli investitori ad arrischiarsi in nuovi strumenti di investimento non standard come gli Etf appunto, che offrono elevati rendimenti: tutti settori che richiederebbero una vigilanza più attenta da parte delle autorità», ha affermato Draghi che ieri ha tra l'altro annunciato che al prossimo G20 sarà presentata la seconda peer review sulle retribuzioni dei manager bancari e che sempre nel mese di aprile sarà pubblicata una prima informativa sul progetto di lavoro relativo al sistema bancario ombra.
Infine, a chi chiedeva quanto risentirà il sistema economico internazionale di recenti eventi drammatici (tsunami e disastro nucleare in Giappone, crisi nordafricana) Draghi ha replicato: «Lo scenario mondiale si é complicato moltissimo per questi eventi che, oltre agli altissimi costi umani, avranno un impatto sui prezzi dell'energia, non solo petrolio ma anche il gas naturale». Gli eventi in Giappone e in Nord Africa, ha aggiunto Draghi, «hanno un impatto che a breve termine é stimato contenuto ma nel medio termine le conseguenze saranno rilevanti». Lo scenario di conseguenza si complica «anche dal punto di vista finanziario», ha aggiunto Draghi, «ma escluderei una connessione diretta degli eventi» ha risposto a chi gli chiedeva se esista una connessione diretta con la situazione dei mercati finanziari e dei debiti sovrani.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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