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Questo articolo è stato pubblicato il 06 aprile 2011 alle ore 12:40.

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Se alla fine il consiglio di amministrazione straordinario delle Generali si rivelerà il terreno di un chiarimento decisivo all'interno del board o l'occasione della resa dei conti lo si saprà solo oggi. Ma ci sono più segnali che sembrano preannunciare una riunione ricca di colpi di scena e che potrebbe vedere il presidente Cesare Geronzi in minoranza. Perché al di là del linguaggio burocratico dell'ordine del giorno, il confronto sarà soprattutto sulla figura e sui poteri di Geronzi, anche in contrapposizione a quelli del capo-azienda Giovanni Perissinotto.

La sensazione comune è che uno strappo non convenga a nessuno. Tuttavia le tensioni delle ultime settimane non consentono ancora di escludere gli scenari più bellicosi. Tanto più che con le dimissioni dal consiglio di Ana Patricia Botin, figlia di don Emilio e delfino designato alla guida del gruppo Santander, il fronte Geronzi-Bolloré perde un alleato prezioso nell'eventualità che, alla fine, la scelta del consiglio sia quella di andare alla conta dei voti.

Con le dimissioni di Ana Botin il numero dei consiglieri del Leone scende a 17, con il risultato finale che aumenta il peso degli 8 consiglieri "attivisti" che la scorsa settimana hanno portato Geronzi alla convocazione del board straordinario: gli eletti nella lista di Assogestioni, Paola Sapienza, Cesare Calari e Carlo Carraro, il presidente della Tod's Diego Della Valle, il ceo del gruppo De Agostini Lorenzo Pellicioli, il segretario generale della fondazione Crt e rappresentante di Effetti Angelo Miglietta (che oggi prenderà parte al primo comitato esecutivo del Leone), il manager tedesco Reinfried Pohl e il patron del gruppo ceco Ppf Petr Kellner. Numeri che, in un potenziale confronto tra il management e la presidenza, salgono considerando i due amministraori delegati, Perissinotto e Sergio Balbinot.

Decisiva, dunque, appare in primo luogo la posizione di Mediobanca, primo azionista delle Generali. Piazzetta Cuccia è sempre stata attiva nella corretta gestione della compagnia e sarà probabilmente questo il metro di valutazione che utilizzerà se sarà messa difronte a qualsiasi scelta. Altrettanto importanti, nell'esito finale del board, sono le posizioni di Paolo Scaroni, amministratore delegato dell'Eni, dell'avvocato Pedersoli e dell'imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone che continua a rafforzarsi nel capitale del Leone: il vicepresidente vicario del gruppo triestino e socio con una quota del 2,23% ha acquistato in due passaggi, il 31 marzo e il primo aprile, 100 mila azioni della compagnia (0,006% del capitale).

Fino a ieri, secondo quanto si apprende, non era ancora prevalsa una linea comune da parte del consiglio. Ipotesi auspicata da diversi consiglieri, ma poi difficile da concretizzare. Ci sono tuttavia voci insistenti che preannunciano la volontà di una parte del board di mettere in discussione non solo la delega alla comunicazione del presidente, ma anche quella del rapporto con le istituzioni.

La governance della compagnia triestina prevede che «rientrano nella responsabilità del presidente la gestione delle funzioni concernenti le relazioni esterne, la comunicazione di gruppo, i rapporti istituzionali, coordinandosi con gli amministratori delegati, ai quali è attribuita la responsabilità della comunicazione per gli aspetti operativi delle aree di rispettiva competenza». Se dunque l'intenzione di parte del consiglio è quella di avviare un confronto anche sulle deleghe del presidente ai rapporti con le istituzioni, non è ancora chiaro come il tema possa essere incastrato tra gli argomenti previsti nel cda di oggi.

Tecnicamente l'ordine del giorno del cda non prevede il punto «varie ed eventuali», tradizionalmente utilizzato per estendere gli argomenti oggetto di discussione nel consiglio. Tuttavia, tecnicamente, secondo alcuni il tema poteri del presidente potrebbe essere inserito anche al punto «lettera Isvap» o all'«esame delle notizie e informazioni relative alla compagnia apparse sui media successivamente alla seduta del consiglio del 16 marzo». Si vedrà. Di certo il presidente rischia di trovarsi in minoranza in una eventuale votazione.
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