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Questo articolo è stato pubblicato il 09 aprile 2011 alle ore 17:21.

È atteso un gran pienone all'assemblea Telecom del 12 aprile. Secondo stime attendibili al record date, giorno della registrazione delle azioni, si sarebbe presentato circa la metà del capitale, ma c'è tempo ancora fino all'inizio dell'adunanza dei soci per partecipare e quindi l'affluenza potrebbe ancora aumentare.
Oltre al 22,5% di Telco, c'è il 5% di Findim-Fossati e una percentuale stimabile intorno al 20% degli investitori istituzionali di mercato. La Banca d'Italia dovrebbe avere circa l'1%, mentre Asati, l'associazione dei piccoli azionisti Telecom, ha raggiunto lo 0,57%.
L'effetto dell'affollamento assembleare è che l'esito per quanto riguarda il rinnovo del consiglio non è più così scontato. La quota in mano ai fondi esteri che potrebbero votare la lista di Assogestioni si aggirerebbe tra il 16% e il 18%. Vale a dire che gli investitori istituzionali potrebbero addirittura spiazzare tutti i candidati della lista Findim. Se ciascuno votasse per la propria lista, cioè, Telco dovrebbe aggiudicarsi i quattro quinti dei 15 posti nel board e cioè 12 amministratori, mentre i tre posti riservati alle minoranze potrebbero finire tutti all'associazione dei fondi che ha proposto tre nomi: il consigliere di minoranza uscente Luigi Zingales come capofila, Ferdinando Beccalli Falco e Francesco Profumo. Per il meccanismo previsto in statuto sui voti di lista, Fossati che ha messo in lizza Gianemilio Osculati, Paolo Dal Pino e Carlos de Lucena e Vasconcelos Cruz, potrebbe restare con un pugno di mosche in mano, nonostante il suo pacchetto rappresenti la singola maggior quota al di fuori di Telco. Forse perchè ha avuto sentore del rischio, pare che qualche settimana fa Findim abbia fatto un tentativo di unire le forze con Assogestioni proponendo una lista in comune. Tentativo che non è comunque andato a buon fine.
A questo punto, ma è uno scenario azzardato, perso per perso Findim potrebbe avere comunque la convenienza a spostare i suoi voti sulla lista degli investitori istituzionali, perchè con una tattica ardita avrebbe la chance di rimettere in gioco i suoi candidati al board. Se infatti lo spostamento del 5% servisse a mettere in minoranza Telco, allora Assogestioni avrebbe comunque tutti i suoi tre amministratori eletti, ma Telco come minoranza ne potrebbe esprimere solo tre. Il primo della lista della compagine che riunisce Telefonica, Mediobanca, Generali e Intesa Sanpaolo è il presidente della compagnia spagnola Cesar Alierta, che guadagnerebbe senz'altro la riconferma in consiglio. Al secondo posto c'è, come indipendente in quota Mediobanca, il finanziere franco-tunisino Tarak Ben Ammar e al terzo posto, Franco Bernabè, l'attuale amministratore delegato che è stato designato dalla compagine di maggioranza relativa alla posizione di presidente esecutivo con ampie deleghe. Non solo, resterebbe comunque fuori il futuro amministratore delegato Marco Patuano, che dovrebbe giocarsela senza rete. Per assegnare i rimanenti posti, si andrebbe infatti secondo le regole tradizionali, votando uno per uno i candidati ancora in lizza. Scenario estremo, ma non impossibile. Di certo l'assemblea quest'anno non sarà noiosa.
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