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Questo articolo è stato pubblicato il 13 aprile 2011 alle ore 08:23.

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Le contestazioni di Fidim sul ruolo di controllo di Telco arrivano fuori tempo massimo. Ieri all'assemblea di Telecom la maggioranza relativa di Telefonica, Mediobanca, Generali e Intesa-Sanpaolo si è ritrovata minoranza, nonostante il suo 22,5%. Insieme, i Fossati (4,9% la quota di possesso) e i fondi (19,7%, per la quasi totalità in mano a istituzionali esteri) hanno conquistato la maggioranza dei voti. Telco, che ha sempre affermato di non avere il ruolo di "direzione e coordinamento" del gruppo di tlc, perde anche il controllo di fatto nell'assemblea ordinaria. E soprattutto dimostra che, da sola, non sarebbe in grado di pilotare l'esito di un'assemblea straordinaria, dove sono previste maggioranze qualificate.


La compagine di riferimento è riuscita ancora a dominare la governance, esprimendo la maggioranza dei quattro quinti dei consiglieri (Cesar Alierta, Tarak Ben Ammar, Franco Bernabè, Elio Catania, Jean Paul Fitoussi, Gabriele Galateri, Julio Linares, Gaetano Miccichè, Aldo Minucci, Renato Pagliaro, Marco Patuano, Mauro Sentinelli). Ma è sventato il rischio di dover consolidare Telecom, con il peso del suo debito che, al netto della liquidità, arriva ancora a 31 miliardi (25 miliardi il target a fine triennio). Il rovescio della medaglia è però che la holding dovrà faticare per continuare a mantenere le azioni in portafoglio a 2,2 euro, più del doppio rispetto alle quotazioni di mercato. Il valore della partecipazione di Telco, che originariamente aveva in carico le azioni a 2,695 euro, di fatto riflette il premio di maggioranza pagato a Pirelli e Benetton per la cessione di Olimpia, precedente holding di riferimento di Telecom. Ora, è indubbio che con il 22,5% la cordata italo-iberica ha comunque un pacchetto dal quale difficilmente si potrebbe prescindere nell'ambito di un eventuale passaggio di controllo. Ma è altrettanto chiaro che dall'assemblea di ieri il valore del "premio" esce comunque ridimensionato.


A logica, per mantenere inalterato il valore di libro, la riduzione del premio dovrebbe essere compensata dalla previsione di flussi futuri generabili dal gruppo. Ma sui rosei scenari c'è l'ipoteca degli avviamenti (44 miliardi in tutto), punto che la Consob ha messo sotto osservazione chiedendo a Telecom di spiegare in assemblea quali considerazioni sono state fatte in merito «alla differenza tra il valore del patrimonio netto consolidato di Telecom e il valore stesso della societò espresso dalle quotazioni di Borsa e dagli analisti finanziari, anche alla luce dell'impairment test sull'avviamento che non ha evidenziato la necessità di procedere a svalutazioni». La nota di risposta ammette che per allinearsi al patrimonio netto contabile la quotazione di Borsa avrebbe dovuto registrare un incremento del 49%, ma spiega che la volatilità del settore è tale che anche una differenza così ampia «potrebbe essere recuperata in orizzonti temporali brevi».


Anche la Findim non dormirà comunque sonni tranquilli. Il valore del suo pacchetto – con le azioni a un prezzo di carico comunque vicino ai 2 euro – non potrà più far leva sul fatto di poter offrire l'accesso al consiglio, dato che ha perso i due amministratori che esprimeva nel board, restando senza voce per il prossimo triennio.
A.Ol.

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