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Questo articolo è stato pubblicato il 14 aprile 2011 alle ore 08:56.
Il margine sul quale Telecom può contare prima di dover procedere alla svalutazione dei goodwill si va assottigliando. Il problema, in particolare, sono gli avviamenti sul mercato domestico che nell'ultimo bilancio, a fine 2010, risultavano pari a 41,94 miliardi rispetto ai 43,91 miliardi complessivi.
Sul punto è intervenuta la Consob, chiedendo alla società di spiegare in assemblea le considerazioni svolte dagli amministratori nel decidere di non procedere con rettifiche di valore, nonostante le osservazioni sull'opportunità di svalutare gli avviamenti che il consigliere in quota Assogestioni Luigi Zingales aveva fatto mettere a verbale in occasione del board per l'approvazione del bilancio.
Telecom svolge l'impairment test due volte all'anno, a giugno e a dicembre: la perizia è affidata al professore della Bocconi Mauro Bini, che è considerato tra i massimi esperti in materia. L'esito del test è in realtà vincolato al rispetto di una precisa procedura che, per quanto riguarda Telecom, è la stessa dal 2008: non è possibile cioè decidere discrezionalmente se svalutare. Gli avviamenti non si svalutano fintanto che il cosiddetto valore d'uso risulta superiore al valore di carico delle attività. La differenza tra i due valori è andata però progressivamente riducendosi, tant'è che, significativamente, dal bilancio 2009 il gruppo ne segnala l'entità. Nel 2009 si quantificava un'eccedenza tra valore d'uso e valore di carico di 4,093 miliardi per le attività domestiche, di 425 milioni per l'international wholesale e di 364 milioni per il Brasile. Nel 2010 il "cuscinetto" si era ridimensionato a 2,5 miliardi sugli avviamenti italiani, a 292 milioni sulle attività all'ingrosso internazionali, mentre era aumentato a 1,5 miliardi sul Brasile.
Se ne potrebbe dedurre, anche se la considerazione non è scientifica, che andando avanti di questo passo, il problema si proporrà presto. A pesare sulla sostenibilità degli avviamenti, in particolare, è l'andamento del mercato mobile domestico, che non a caso preoccupa gli azionisti Telco, dal momento che l'equilibrio finanziario della holding non quotata si regge sul presupposto che i dividendi da Telecom siano in grado di compensare gli oneri sui finanziamenti accesi a supporto della partecipazione. Una variazione anche contenuta dei goodwill sull'Italia potrebbe infatti avere l'effetto di annullare gli utili dell'esercizio della Spa, e per staccare comunque la cedola occorrerebbe attingere alle riserve. La parte della svalutazione in eccedenza rispetto ai profitti si tradurrebbe inoltre in una decurtazione del patrimonio. Ciò non significa che l'impairment richiami un aumento di capitale: Vodafone, per esempio, un anno fa ha svalutato gli attivi di ben 20 miliardi senza necessità di ricapitalizzare. Poichè la rettifica è meramente contabile, se non fossero distribuiti dividendi, l'effetto sarebbe persino positivo sotto il profilo del rafforzamento patrimoniale, perchè i "veri" utili realizzati sarebbero trattenuti presso la società. Ma di certo Telco non stapperebbe le bottiglie di champagne.
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