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Questo articolo è stato pubblicato il 15 aprile 2011 alle ore 06:42.

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PRAGA. Dal nostro inviato
UniCredit non seguirà, almeno per il momento, Intesa Sanpaolo e Mps sulla strada dell'aumento di capitale, ha commentato ieri il ceo di UniCredit Federico Ghizzoni, a margine della presentazione a Praga della filiale nella nuova stazione centrale della capitale ceca. A margine della cerimonia, cui ha presenziato il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Ghizzoni ha ribadito che il gruppo è già in linea con i requisiti di Basilea 3. «Proiettando i dati attuali, e comprendendo i retained earnings, al 1 gennaio 2013 avremo un common equity dell'8,4 per cento». Livello che supera i paletti imposti da Basilea 3. «Questo ci consente di stare tranquilli e di vedere cosa succederà a fine anno, quando saranno definite le regole per le Sifi (banche di interesse sistemico, ndr)». Per ora, dunque, UniCredit rafforzerà il patrimonio gradualmente puntando sulla generazione interna del capitale grazie a utili attesi in crescita. Sempre in tema di capitale, Ghizzoni ha invece escluso che UniCredit possa utilizzare i nuovi strumenti del tipo dei Coco bond. «Sono interessanti, ma il quadro normativo non è ancora chiaro».
Quanto al nuovo piano industriale triennale, il ceo di UniCredit ha ribadito che sarà presentato entro fine anno.
Sui dossier caldi delle ultime settimane, Ghizzoni si è mostrato prudente ma non ha evaso i temi. Sull'ipotesi di una revisione del patto di sindacato di Mediobanca, il banchiere ha detto che «una verifica va fatta, ma è ancora presto per dire quale sarà l'esito». Aggiungendo un tassello in più alla volontà di UniCredit di avere un ruolo nella prossima revisione dell'accordo parasociale e rispondendo indirettamente al finanziere francese Vincent Bollore, che aveva detto di non prevedere novità. E sul dopo Geronzi in Generali? «Ora c'è la possibilità per i manager di concentrarsi solo sul business». Quanto alla Parmalat, Ghizzoni ha confermato che UniCredit business partecipa al progetto di una cordata italiana. «Stiamo lavorando per trovare un gruppo di investitori industriali e finanziari per un'operazione di mercato». Aggiungendo che «l'Italia ha bisogno soprattutto di un maggior numero di grandi aziende, il protezionismo non è una risposta». E per crescere, le aziende dovranno anche puntare a diversificare l'export. «Attualmente, il 70% delle imprese italiane esporta in un solo Paese – ha detto Ghizzoni – per crescere è necessario diversificare i mercati di sbocco. E UniCredit, con la sua presenza in venti Paesi europei, si propone di assistere le imprese italiane in questo compito. «Uno dei nostri obiettivi è di diventare leader nel crossborder business».
La presenza a Praga è stata però soprattutto l'occasione per evidenziare il rilievo del gruppo nei Paesi della Central Eastern Europe (Cee). «Nei prossimi cinque anni apriremo 900 nuovi sportelli nell'area Cee, che continua a essere la parte di maggiore crescita del gruppo».
I dettagli del piano di crescita nella New Europe sono stati illustrati da Franco Gianni Papa, responsabile divisione Cee. «UniCredit group punta ad aprire 300 sportelli in Turchia, 300 in Romania e altri 300 in vari Paesi tra cui la Repubblica Ceca, l'Ungheria, la Serbia, la Slovenia e la Slovacchia». L'area Cee resta strategica per il gruppo di Piazza Cordusio, che opera con 4mila filiali e 70mila dipendenti in 18 Paesi. Da cui originano il 25% dei ricavi del gruppo e il 50% degli utili. «I motivi che stanno alla base della scelta di investire all'est, iniziata nel 2000 con la polacca Bank Pekao, restano validi: convergenza economica verso l'area euro, sottopenetrazione bancaria, crescita economica su livelli del 4%». In prospettiva, comunque, lo sviluppo avverrà in modo più selettivo. «Ci concentreremo in termini di crescita sui grandi Paesi con le migliori prospettive, come Polonia, Turchia e Romania». Più prudenza invece sui tre Paesi «più a rischio»: Ucraina, Paesi Baltici, Kazakistan. Tra i Paesi in cui la presenza sarà consolidata - oltre a Bulgaria, Croazia, Serbia, Ungheria – c'è proprio la Repubblica Ceca. «Qui l'obiettivo è di aumentare la presenza a 120 sportelli a fine anno e arrivare a 180 entro il 2012», ha spiegato Paolo Iannone, deputy ceo della UniCredit Bank di Praga.
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