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Questo articolo è stato pubblicato il 16 aprile 2011 alle ore 08:18.

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Parmalat, si stringono i tempi per l'opzione OpaParmalat, si stringono i tempi per l'opzione Opa

C'è una data cerchiata di rosso sul calendario: è il 2 maggio. Quella è lo spartiacque per la cordata Tricolore se vuole tentare il contrattacco a Lactalis su Parmalat tenendosi aperte due strade: sia la trattativa diretta con gli stessi francesi sia l'avventura dell'Opa.

Il 16 giugno infatti è l'ultimo giorno per depositare le azioni e presentarsi all'assemblea della Parmalat. Gli italiani, capeggiati da Intesa Sanpaolo e Granarolo, hanno dunque tempo fino al 2 maggio per trovare un eventuale accordo con il colosso francese, che ha rastrellato il 29% di Parmalat a un prezzo medio di carico di 2,65 euro, e avere il tempo sufficiente per presentarsi in assemblea. Trascorsa quella data, non resterà altra scelta che il lancio dell'Opa se si vuole sfidare Lactalis.

Questo perché nella tabella di marcia verso l'assemblea della società di Collecchio, fissata per il 25 giugno (27 e 28 in seconda e terza convocazione), c'è una variabile indipendente: l'entrata in vigore, il 2 maggio prossimo, del nuovo regolamento Consob sulle offerte pubbliche d'acquisto. Tra le novità introdotte ce n'è una che involontariamente regala una settimana di tempo in più per la cordata italiana. Per tutte le offerte presentate alla Consob dopo il 2 maggio, infatti, il periodo obbligatorio di offerta si riduce da quattro a tre settimane (ossia 15 giorni di mercati aperti). Le offerte presentate prima seguiranno le vecchie regole e dunque non avrebbe senso lanciare un'Opa prima del 3 maggio. Ecco perché: fatti due conti, tra i 20 giorni di calendario che ha a dispozione la Consob per il nulla osta a un'Opa, sommando le tre settimane minime di offerta, più i due o tre giorni necessari per il passaggio di mano delle azioni e i cinque che devono trascorrere tra l'ok di Consob e l'avvio dell'offerta, si arriva al pelo a un'altra deadline, quella del 16 giugno, data ultima per la consegna delle azioni necessarie a presentarsi in assemblea. Lanciando un'Opa entro i primi di maggio, dunque, c'è il rischio che non si faccia in tempo ad avere in mano le azioni per potersi presentare in assemblea.

La nuova regola, dunque permette alla cordata di lavorare, per una settimana in più, sui due fronti: da un lato cercare l'accordo con i francesi prima del 2 maggio; dall'altro strutturare la newco e pianificare un'eventuale offerta. Il tutto cercando di minimizzare i rischi Antitrust. Tutta la tabella di marcia, infatti, funziona se si esclude un intervento dell'Autorità che ha fino a 75 giorni di tempo per pronunciarsi sulle concentrazioni. Per eludere questo rischio, spiegano fonti legali, bisognerebbe evitare la presenza di soci di controllo nella newco. Perciò sono in tanti a ritenere sempre più probabile l'accordo con Lactalis. In questo caso, la cordata tricolore avrebbe comunque un obbligo, quantomeno morale, a lanciare l'Opa, ma potrebbe farlo più avanti con calma.

Se dunque l'agenda per la cordata si muove su binari molto rigidi, rimane ancora fluida la situazione sul versante della cordata, dove solo ora iniziano a delinearsi i primi contorni del dossier Latco. Dopo le indiscrezioni dei giorni scorsi, ora è ufficiale: Granarolo ha avuto l'investitura a cuore industriale della cordata. Ieri il cda della cooperativa bolognese, il secondo produttore di latte in Italia, ha incaricato il presidente Gianpiero Calzolari di andare avanti a trattare con il quartettto di banche. Sciolta la riserva sul lato industriale, sarà un fine settimana di lavoro per le banche, impegnate a trovare la quadra finanziaria. Le ipotesi si sono ristrette sostanzialmente a due, come anticipato ieri dal Sole 24 Ore: quella che vede Granarolo conferire asset al posto di equity in Latco e le banche farsi carico di tutto l'impegno finanziario in termini di capitale. E l'altra, meno dispendiosa ma più complessa, che vedrebbe le banche finanziare Granarolo per rilevare il 29,9% di Parmalat (sempre che i francesi siano disponibili) e poi conferire gli asset di entrambe le società nella newco. Si tratta adesso, identificate le cornici, di definire i dettagli finanziari. E qui si rincorrono varie indiscrezioni: rumor parlano di un impegno di 500 milioni per Granarolo (da versari sottoforma di stabilimenti) e uno analogo, ma cash, della Cassa depositi e prestiti. L'obiettivo, secondo l'agenzia Ansa, è un impegno in termini di capitale di 1,5 miliardi, mentre una cifra analoga dovrebbe arrivare dai finanziamenti delle banche.

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