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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 07:52.
La prima cosa che balza agli occhi guardando agli ultimi accidenti occorsi nel «campo dei miracoli» del risparmio sono le cifre in ballo. E qui, almeno sotto il profilo della quantificazione, anche psicologica del danno, è utile tornare a ragionare in lire. Il crack di Gianfranco Lande (alias "Madoff dei Parioli") sembra stia generando perdite per oltre 380 milioni di euro. Sono 735 miliardi di lire spalmati su 1.678 investitori. La bancarotta della Finabo, sede a Roma, che dragava abusivamente risparmio in sette regioni italiane: 300 milioni di euro. Fanno 580 miliardi di lire, anche in questo caso i truffati sono 1.500. Facciamo alcuni raffronti con alcuni dei crack che si sono verificati negli anni 80, quelli della stagione dell'atipico. Crack Previdenza-Otc di Luciano Sgarlata: 18mila gli investitori coinvolti e 330 miliardi di buco. L'Istituto fiduciario Lombardo di Vincenzo Cultrera: 7.500 investitori coinvolti e 200 miliardi di lire di crack. E ancora, Fiduciaria Mercurio: 4mila fiducianti truffati per un buco di 150 miliardi. E potremmo continuare a lungo: Italfin 5mila fiducianti e 130 miliardi di lire, Girardi Sim 3mila persone per 100 miliardi. Ecco l'anomalia.
I crack di oggi e di ieri
Un numero significativamente inferiore di risparmiatori oggi perde, nei crack, una quantità immensamente superiore di denaro. A questa constatazione quantitativa se ne aggiunge un'altra di natura qualitativa. Oggi si denuncia assai meno di una volta. Dal che si potrebbe essere portati a ritenere che chi decide di affidare il proprio denaro agli «abusivi» dell'investimento lo faccia consapevolmente, utilizzando quei canali non casualmente, ma proprio perché più impermeabili al sistema dei controlli, soprattutto, di natura fiscale. E potrebbe essere una spiegazione del fatto che, a dispetto di ogni ammonimento, avvertimento, monito o diffida, costoro proseguono ad affidare ai Lande di turno denaro in contanti. E chi decide di affidare del denaro contante sa perfettamente che non esiste documento tracciabile da cui poter risalire al reale portatore del titolo più esecutivo del mondo: il denaro cash.
È utile la financial education?
Da tutto questo si potrebbe desumere la completa inutilità di ogni sforzo di «financial education», di educazione all'investimento. Ma non è del tutto così.
Vi sono, per esempio altri casi, alcuni dei quali assai recenti, che insegnano altro. Per esempio quello del consulente globale di Mediolanum attivo a Brembate di Sopra, Luigi Fontanella. Il promotore finanziario (ora radiato dall'Albo nazionale) è svanito nel nulla con un bottino di incerta quantificazione. Di sicuro aveva circa 500 clienti e una massa patrimoniale pari a 24 milioni di euro.
In questo caso - secondo alcune indiscrezioni che filtrano in modo non ufficiale dall'interno di Banca Mediolanum – a essere stati più massicciamente colpiti dalla malagestio del promotore sarebbero stati i clienti più in là con gli anni e, dunque, meno tecnologicamente avanzati. Al contrario coloro che monitoravano quotidianamente l'andamento dei propri investimenti attraverso le piattaforme web sarebbero tempestivamente intervenuti.
Occhio al monitor
Dunque entrare ogni giorno in rete e fare un semplice check sul proprio dossier titoli, anche a costo di passare per maniaci. A meno che non si abbia a che fare con operatori dall'astuzia luciferina come quelli che, di recente, proponendo investimenti su valute nel Forex, fornivano anche conti online e password. Peccato che i conti fossero stati accuratamente svuotati, mentre i conti online (falsi) davano estratti conto in attivo.
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