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Questo articolo è stato pubblicato il 18 aprile 2011 alle ore 20:42.
La sentenza di assoluzione Parmalat di oggi non ha alcun riflesso sui 32mila investitori del comitato Sanpaolo difesi dall'avvocato Carlo Federico Grosso. I risparmiatori in questione hanno infatti aderito alla transazione che gli ha consentito di rientrare parzialmente dall'investito. Stesso discorso per altri 8mila investitori difesi da alcune associazioni dei risparmiatori. Chi invece non ha transato deve aspettare le conclusioni degli altri processi e in particolare di quello di Parma.
Ma non finisce qui. Ci sono quelli che hanno investito in bond Parmalat ma non si sono ancora costituiti in giudizio. Per loro c'è ancora speranza in sede civile. «Gli investitori vittime del crack Parmalat, come quelli di Cirio e degli altri crack finanziari, hanno dieci anni di tempo dal giorno del default (stato di insolvenza, ndr) per esercitare l'azione risarcitoria nei confronti delle banche che hanno collocato il bond – spiega Giovanni Franchi, avvocato di Confconsumatori –. Questa è la giurisprudenza prevalente». Per quanto riguarda Parmalat, la prescrizione avverrà nel dicembre 2013. Non solo. È sufficiente una lettera raccomandata alla banca collocatrice per interrompere la prescrizione.
Poi, ovviamente, va valutato caso per caso se vi sono i fondamenti per la causa in sede civile. Il caso tipico per attivare l'azione risarcitoria è quando la banca ha collocato il bond a ridosso del default. «Oppure – aggiunge Franchi – c'è il caso dell'istituto di credito che non ha consegnato il documento generale sui rischi di investimento. E ancora quando non è stato valutato il profilo di rischio. Oppure vi è il caso dell'obbligazione il cui valore supera il 30% degli asset in portafoglio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
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