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Questo articolo è stato pubblicato il 19 aprile 2011 alle ore 07:48.

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FRANCOFORTE. Non passa giorno ormai senza che da Berlino giungano le voci più disparate sul futuro della Grecia, tra ristrutturazione del debito e salvataggio. L'allarme non è ai livelli della Finlandia, dove il vincitore morale delle legislative di domenica è un partito nazionalista ed euroscettico, ma anche dalla Germania emerge una confusione preoccupante, segnata da forti divisioni politiche dentro e fuori il governo.
Mentre il primo ministro greco George Papandreou ripete che la ristrutturazione non è né necessaria né desiderabile, l'Esecutivo democristiano-liberale sembra soffiare sul fuoco. Molti esponenti politici tedeschi appaiono emotivi, preoccupati dalle reazioni dell'opinione pubblica in una delicato anno elettorale, spesso incapaci di gestire l'incertezza, e comunque contrari all'idea di sborsare nuovo denaro.

Le parti in campo sono numerose. Una parte dell'establishment è convinto che rinegoziare o ristrutturare il debito greco sia la cosa migliore: moralmente perché imporrebbe agli investitori di pagare i loro errori; economicamente perché permetterebbe di fare tabula rasa dei debiti pubblici; politicamente perché eviterebbe ai contribuenti costosi salvataggi. In questo campo ci sono molti esponenti del partito liberale (Fdp).

Ieri Handelsblatt ha pubblicato su quattro pagine i commenti di dodici economisti e giuristi, quasi tutti critici nei confronti dei salvataggi. C'è chi vede una violazione dei trattati europei. Chi crede che sia uno sperpero di denaro pubblico. Chi intravede il rischio di permettere ai Paesi più deboli di ricattare perennemente la Germania. Chi infine chiede che il Parlamento possa avere un ruolo accresciuto nella gestione dei fondi salva-stati europei.

Ufficialmente, il Governo nega qualsiasi piano tedesco in vista di un fallimento della Grecia (si veda Il Sole 24 Ore di domenica). In effetti, molti esponenti tedeschi conoscono i rischi di una eventuale ristrutturazione: l'effetto-contagio sugli altri Paesi più deboli, le perdite economiche non solo della Grecia ma dell'intera zona euro. Secondo gli ultimi dati, l'esposizione delle banche tedesche in Spagna, Irlanda, Portogallo e Grecia è di 430 miliardi di dollari.

Un lucido esponente del- l'establishment tedesco ammette che si può fare una ristrutturazione del debito greco solo dopo che il paese ha rimesso ordine nei propri conti, che la stabilità del Portogallo dell'Irlanda è stata assicurata e che la Spagna è stata protetta. In questi ultimi giorni il cancelliere Angela Merkel ha tenuto un profilo basso. D'altro canto, per il cancelliere il momento è particolarmente difficile.

La signora Merkel deve fare i conti con un elettorato preoccupato di pagare per gli errori altrui; con una Corte costituzionale che potrebbe ritenere illegali i salvataggi della Grecia e dell'Irlanda; con una Bundesbank che ritiene il progetto di fondo salva-stati ESM poco solido; con un Fdp indebolito nei sondaggi e che vuole smarcarsi sulla scena politica. Risultato: la situazione complessa contribuisce alla confusione; ma quanto pesa anche la mancanza di visione?

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