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Questo articolo è stato pubblicato il 21 aprile 2011 alle ore 09:06.

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Il pm: Fazio e Consorte devono essere condannatiIl pm: Fazio e Consorte devono essere condannati

MILANO - Gli anni di reclusione chiesti dall'accusa sono complessivamente 55 (più un mese), suddivisi tra 17 nomi che rappresentano, o rappresentavano allora, il gotha della finanza italiana. Di fronte alla prima sezione penale del tribunale di Milano i pm Luigi Orsi e Gaetano Ruta hanno chiesto condanne praticamente per tutti i protagonisti diretti e indiretti della fallita scalata nel 2005 alla Banca nazionale del lavoro.

I reati contestati vanno dall'aggiotaggio informativo all'insider trading, all'ostacolo alle funzioni di vigilanza. Assoluzione richiesta solo per Emilio Gnutti e Pierluigi Stefanini, all'epoca dei fatti rispettivamente presidente di Hopa e di Holmo, la controllante di Unipol, e per due manager della Deutsche Bank.

Condanna proposta per l'ex governatore della Banca d'Italia Antonio Fazio (tre anni e sei mesi) e per l'allora capo della vigilanza Francesco Frasca (due anni e quattro mesi), che segue puntualmente ogni udienza che lo riguarda anche nel processo Antonveneta. La pena più elevata è stata quella richiesta per l'ex presidente di Unipol Giovanni Consorte (quattro anni e sette mesi), mentre per l'attuale amministratore delegato di Unipol Carlo Cimbri, che nel 2005 era direttore generale della compagnia bolognese, sono stati chiesti quattro anni e quattro mesi: stessa pena richiesta per Ivano Sacchetti ex numero due di Unipol.

Il parterre degli altri imputati è formato dai membri del cosiddetto «contropatto», quello che all'epoca dei fatti deteneva il 27% delle azioni della Bnl: Francesco Gaetano Caltagirone (chiesti quattro anni), gli immobiliaristi Danilo Coppola, Stefano Ricucci e Giuseppe Statuto (tre anni ciascuno), i fratelli Ettore e Tiberio Lonati, imprenditori bresciani (tre anni), l'europarlamentare dell'Udc e vicepresidente del gruppo Ppe Vito Bonsignore (tre anni). Tre anni chiesti anche per i banchieri che hanno partecipato a vario titolo all'operazione: Giovanni Berneschi, attuale presidente della Carige, Gianni Zonin (alla guida della Banca popolare di Vicenza), Divo Gronchi che ai tempi del rastrellamento dei titoli Bnl era direttore generale della popolare veneta, e Guido Leoni, amministratore delegato della Banca popolare dell'Emilia Romagna.

Condanne richieste anche per le persone giuridiche ritenute responsabili penalmente in virtù della legge 231 del 2001. Per Deutsche Bank, Carige, BpVi e Bper, il pm Ruta ha chiesto una sanzione di 600mila euro ciascuna. Per Unipol di 975mila euro.

Particolarmente severa la ricostruzione effettuata dal pm Orsi, sul ruolo giocato dalla Banca d'Italia nella regia che portò al tentativo di scalata alla banca romana. «Di vicende così gravi, in giro per il mondo ce ne sono poche, perché si è trattato di una manipolazione di tipo sistemico – ha detto nella requisitoria –. A mettere in piedi una cordata italiana raccogliticcia fu il Governatore di Bankitalia. E la Banca d'Italia di Fazio non era un organismo di vigilanza ma uno dei giocatori in campo». Con il termine sistemico, evidentemente Orsi si è riferito al contestuale interventismo di Fazio nell'ambito dell'altra scalata tentata in quello stesso periodo: quella alla Antonveneta organizzata da un concerto di soci guidati da Gianpiero Fiorani per impedire che l'istituto patavino finisse sotto il controllo degli olandesi di Abn Amro.

Lo schema, per molti versi analogo, dell'operazione Bnl sarebbe stato finalizzato a ostacolare l'acquisizione della banca romana da parte del Banco Bilbao Vizcaya Argentaria (Bbva). Anzi – secondo il pm – Fazio avrebbe agito da «direttore d'orchestra» e, colorando la requisitoria con un'immagine aristotelica, sarebbe stato «il motore immobile» della tentata scalata alla Bnl. Non solo. Per Orsi «Fazio è il vigilatore che invece di vigilare promuove il reato. È come – ha aggiunto – se il ministro della Difesa dicesse ai soldati di sparare sui cittadini inermi». Orsi ha affermato che l'ex governatore merita «la pena più alta, perché si potrebbe fare a meno di tutti gli altri personaggi di questa vicenda ma non di lui». E che però merita le attenuanti generiche perché si è presentato in aula «a riaffermare l'ideologia che lo ha pervaso: quella di una visione medioevale della vigilanza, confermando che quello che ha fatto lo rifarebbe». Alle persone fisiche coinvolte nel processo i pubblici ministeri hanno richiesto, poi, sanzioni pecuniarie per complessivi 12 milioni di euro. La sanzione più elevata (1,2 milioni di euro) è stata chiesta a Consorte, mentre a Fazio sono stati chiesti 700mila euro.

Nella ricostruzione di Orsi i banchieri degli istituti popolari coinvolti sono «la guardia pretoriana del governatore», mentre i contropattisti «si muovono nella più assoluta coesione, tutti alle spalle e sulla scia di Caltagirone», che è colui «che decide». Dal canto suo il principale degli imputati, Consorte, interpellato da Il Sole-24 Ore ha affermato: «Credo di avere dimostrato durante il processo la mia totale innocenza. Non ho commesso nessuno dei reati che mi sono stati contestati e attendo il verdetto nella più totale serenità». I legali degli altri imputati riaffermano l'estraneità dei propri assistiti mentre per gli avvocati di Unipol la tesi dei pm è stata già smentita dai testi. Ora la parola alle difese.

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