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Questo articolo è stato pubblicato il 26 aprile 2011 alle ore 07:46.
Sarà Eurostat oggi a mettere nero su bianco i primi impatti tangibili sui conti pubblici provocati dalle misure straordinarie "salva-Stati" e "salva-banche" introdotte in Europa per superare la crisi. Il debito pubblico lordo dei Paesi che hanno erogato prestiti bilaterali alla Grecia in due tranches nel secondo semestre dello scorso anno per poco più di una ventina di miliardi, tra i quali l'Italia per il 18,4% pari a circa 5 miliardi, salirà della stessa entità del finanziamento, contabilizzato come "contingent liabilities" o passività potenziali.
E questo è solo l'inizio. Il prossimo giugno, quando Eurostat pubblicherà i dati sul debito pubblico lordo al marzo 2011, nel conteggio verranno inclusi anche i bond emessi dall'Efsf ripartiti pro-quota tra gli Stati impegnati a garantire il veicolo salva-Stati: il debutto con bond da 5 miliardi emesso in gennaio per l'Irlanda. Il salvataggio di Grecia, Irlanda e Portogallo (80 miliardi) - perdita potenziale ai fini puramente contabili - rischia di far lievitare il debito pubblico lordo italiano tra 25 e 30 miliardi: l'Italia infatti contribuisce con una quota salita al 19% (accollandosi parte della quota di Portogallo e Irlanda) con una partecipazione inferiore solo a Germania (29%) e Francia (22%).
Eurostat includerà nei calcoli del debito pubblico lordo pubblicati oggi anche quei veicoli che, nati fuori dal bilancio pubblico, hanno usufruito di garanzie governative oppure hanno effettuato per conto dello Stato iniezioni di capitale in banche per coprirne le perdite: è il caso di Irlanda e Germania. Il debito pubblico lordo tedesco dovrebbe lievitare di 8-9 punti percentuali di Pil, divenendo così il terzo debito al mondo e spodestando l'Italia da questo posto poco ambito. Il debito italiano retrocederebbe al quarto posto su scala globale.
In una fase a tutt'oggi molto delicata della crisi del debito sovrano periferico in Europa, e con i mercati a nervi scoperti, l'istituto statistico europeo è determinato a ritoccare all'insù il debito pubblico di pressochè tutti gli Stati europei nel contabilizzare le misure straordinarie. Per evitare bruschi contraccolpi sul mercato dei titoli di Stato, Eurostat introdurrà una novità, un secondo parametro: il "debito pubblico netto", inteso come debito al netto dei prestiti alla Grecia e dei bond dell'Efsf. Queste operazioni, è la tesi prevalente tra i creditori, non vanno considerate una perdita potenziale perché per i conti pubblici rappresentano un profitto potenziale (nel caso di rimborso integrale del capitale): il tasso di remunerazione è più elevato del costo della raccolta dello Stato finanziatore.
Gli interventi a sostegno degli Stati in crisi di liquidità e sul baratro dell'insolvenza, tuttavia, sono oggetto di continui ritocchi. L'Irlanda ha già chiesto una riduzione dell'1% sugli interessi pagati sul sostegno finanziario Eu-Fmi. E primo pacchetto di aiuti alla Grecia, per 110 miliardi per tre anni, rischia di essere insostenibile perchè fissa tempi stretti di rimborso dei finanziamenti e tassi d'interesse elevati. Inoltre fa perno sul ritorno delle aste dei titoli di Stato greci già dal primo trimestre 2012, eventualità improbabile. Atene avrebbe dunque già concordato un allungamento della durata dei prestiti da tre a 7,5 anni, in linea con la vita media degli aiuti accordati all'Irlanda: ma le nuove condizioni, stando a fonti bene informate, dovrebbero essere fissate al più tardi entro giugno. Tra le ipotesi sul tavolo, non è escluso un aumento del salvataggio da 110 a 140 miliardi: se la Grecia dovesse aver bisogno di un aiuto extra pari a 32 miliardi entro il 2012, per evitare l'insolvenza sul rimborso dei titoli di stato in scadenza, i Paesi dell'Eurozona con i prestiti bilaterali ma fors'anche la Commissione europea (con il veicolo Efsm) e l'Efsf potrebbero intervenire. La ristrutturazione del debito pubblico greco, con un haircut e taglio del capitale rimborsato per far calare lo stock d'un colpo, è un boomerang politico in un'Europa dove stanno riemergendo spinte nazionaliste. Gli Stati che hanno prestato denaro alla Grecia, infatti, non sono privilegiati come il Fondo monetario ma sono creditori "pari passu", allo stesso livello dei sottoscrittori dei titoli di Stato. Subirebbero una perdita, nel caso di haircut, trasformando così la perdita potenziale Eurostat in perdita reale.
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