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Questo articolo è stato pubblicato il 30 aprile 2011 alle ore 09:14.

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Il pontificato di papa Giovanni Paolo II, iniziato nel 1978 e durato quasi ventisette anni, ha attraversato uno dei periodi più intensi, accelerati e complessi del corso della storia. Dopo la caduta del vecchio regime comunista il mondo è andato verso la globalizzazione e, con il Wto, è iniziata la nuova «ideologia piana di mercato». Papa Wojtyla, che si era già distinto per la sua posizione nei confronti del comunismo, diversa da quella di «difesa e attacco» di Margaret Thatcher e Ronald Reagan o di dialogo, va ricordato quando disse che il mercato «va governato».

Il ministro dell'economia Giulio Tremonti ha ricostruito così ieri la grande capacità di ricognizione della realtà di Wojtyla, durante il suo intervento alla presentazione del libro di Andrea Riccardi su Giovanni Paolo II alla Fondazione Cariplo a Milano, un volume «che non è solo una biografia ma anche un saggio». «Il mercato non è il demonio», è stata l'elaborazione di Tremonti quando ha ricordato le parole del papa sul mercato. «Ma il mercato ha trovato il modo di manifestarsi in alcune forme demoniache come la finanza deviata, la finanza derivata».

Il ministro si è soffermato sulla frase di Giovanni Paolo II «non abbiate paura», per sottolineare: «Io credo che volesse dire non abbiate paura del dolore, della malattia ma, soprattutto, non abbiate paura del fare. Questo è un messaggio di assoluta attualità». E per attualità, Tremonti ha messo in evidenza non soltanto la crisi economica ma in particolar modo la rivoluzione delle rivolte in atto in Nord Africa, che si estenderanno anche all'Asia, e la «catastrofe di Fukushima», eventi per i quali «la storia si è rimessa in cammino». Fukushima, ha detto il ministro, «non è stato un incidente limitato a un territorio, ma qualcosa di diverso, più esteso, legato al profondo delle immagini e dei sentimenti».

Tremonti ha infine ricordato il periodo in cui Wojtyla fu eletto papa, per trarre una conclusione per i nostri tempi: «Allora il mondo credo fosse più povero di cose e molto più pieno di ideologie, forse troppe. Oggi è molto più pieno di cose, ma vuoto di idee». Ha detto, spiegando che si deve avere paura del pieno di ideologie di allora come del vuoto di idee di adesso. Una chiave di lettura convidisa pienamente dall'autore del libro, Andrea Riccardi.
I.B.

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